Non sono un programmatore di formazione. Nonostante questo, occupandomi di tecnologia, l’argomento mi ha sempre affascinato e mi piace saperne sempre un po’ di più. Oltretutto, ho già ribadito più volte che la programmazione è il nuovo inglese.
La configurazione celeste si è allineata in modo per me imprevedibile anche solo pochi mesi fa. Prima di tutto ho avuto occasione di preparare un librino di base su Swift, il nuovo linguaggio di programmazione per OS X e iOS; adesso sto perdendo il sonno con piacere per tradurre (in Pages!) un rilevante tomo sulla programmazione per iOS 8; e Apple ha reso pubblico il codice di ResearchKit, l’architettura che permette di creare con (relativa) facilità scenari di test per app di salute e benessere da far funzionare su iOS o watch.
Non mi vedo a breve scadenza installare ResearchKit dentro chissà quale mio progetto. Certamente potrei entrare nel 2016 sapendone ben più di quando sono entrato nel 2015. Potrei pure provare il brivido di ResearchKit.
Un programmatore vero mi sfotterà, fino al 2016. Per me son comunque soddisfazioni.