Già che si parlava di batterie, le danze per l’iPad da combattimento sono cominciate alle sette in punto e l’oggetto si è definitivamente arreso alle 18:41, undici ore e quaranta. In mezzo, una pausa pranzo e una mezz’ora di relax post-intervento; connessione cellulare sempre attiva, Wi-Fi sempre attivo. In aggiunta, due ore abbondanti di macchina costantemente accesa, collegata al videoproiettore e con Bluetooth attivato per il controllo a distanza da parte di iPhone.
Gran lavoro di Keynote, come al solito. Navigazione varia, posta elettronica, iMessage. Il nuovo Keynote pesa meno sulle risorse rispetto alla versione precedente. Un iPad Air non batterebbe ciglio naturalmente; il mio terza generazione iniziava a soffrire una presentazione pesante (le mie lo sono sempre, cerco video e immagini sempre di qualità superiore a quelle del proiettore che le mostrerà). Keynote nuova generazione è più leggero.
Su Mac, il nuovo Keynote permette nuovamente di variare lo stile di diapositive singole e sarebbe bello che la possibilità arrivasse anche sulla versione iOS.
È stata fatta una cosa intelligente eliminando il bisogno dell’applicazione Remote per pilotare da iPhone una presentazione su iPad o su Mac; adesso basta che ci sia Keynote installato anche su iPhone. Meno intelligente però è che la funzione di telecomando preveda solo lo schermo orizzontale. Lascerò feedback.
Una nota su Internet. Lo stato delle connessioni italiane è pietoso e magari, per stare sull’attualità, bastasse rifare il governo. Ho fatto Milano-Torino in Frecciarossa e il Wi-Fi a bordo è stato inesistente, probabilmente perché il treno era gremito. Come non averlo.
Tutti bravi a chiedere connessione gratis, mi si dirà. Vero. Infatti, dopo avere constatato il disservizio, ho acceso la connessione cellulare a pagamento su iPad (Vodafone). Peggio che andare di notte. I tratti dove il servizio è assente o è a livelli da barzelletta non si contano. Per non parlare delle gallerie, dove naturalmente è il deserto.
Il viaggio da Torino a Savigliano non è stato migliore. Quello di ritorno da Savigliano a Torino appena decente; il rientro verso Milano, su un regionale veloce, è stato – parlando di banda – penoso. Viene naturalmente da stigmatizzare Vodafone. Tuttavia i tratti dove proprio non c’era campo neanche in voce, o faceva finta di esserci, erano numerosi e importanti.
Da qualche parte ci si culla ancora con l’idea che Internet in viaggio sia un lusso da ricchi, o peggio che possa essere uno scherzo di Carnevale, ti dico che c’è poi non c’è e giù quattro risate. È uno strumento di lavoro e anche ove fosse uno sfizio per scemi, beh, gli scemi pagano il biglietto come gli intelligentoni.
Lungo il Frecciarossa passa un carrello pieno di quotidiani. Chili e chili di carta. Il treno era pieno e però nessuno prendeva il quotidiano, chissà per quale misteriosa ragione. Per non vedere l’evidenza di certi segnali bisogna impegnarsi. C’è anche da dire che la banda, ci sia o non ci sia, si paga uguale, quindi per chi la vende in Italia diventa rapidamente un investimento trascurarla.
Domani racconto che si è detto, roba più allegra, con dentro gente che lavora invece che fare finta.