Grandioso articolo di Adweek sulla lavorazione di 1984, lo spot Apple che annunciò al mondo Macintosh e fece sensazione durante Super Bowl.
Compilato da Steve Hayden, che lavorò allo spot in quanto tale, contiene vari particolari che modificano la vulgata.
Per esempio, non è vero che 1984 andò in onda solo durante il Super Bowl. Invece fu proiettato sui dieci maggiori mercati americani e anche nei cinema, seppure in versione da trenta secondi (al Super Bowl andò la versione da sessanta).
Il Grande Fratello dello spot non era Ibm, come in molti si è supposto, ma piuttosto il generico governo totalitario che opprime la popolazione.
All’inizio la protagonista aveva una mazza da baseball e fu il regista Ridley Scott a volere il martello da guerra.
Lo spot rischiò di non andare in onda. Apple non voleva spendere il denaro necessario per un giorno supplementare di riprese; i consiglieri di amministrazione, dopo averlo visto in sessione privata, scuotevano la testa o se la tenevano tra le mani, mentre qualcuno chiedeva di rompere il contratto con l’agenzia pubblicitaria. E Steve Jobs aveva inizialmente cassato l’idea di trasmetterlo durante il Super Bowl, che blocca l’America per una domenica oggi e ancora di più nel 1984.
Al solito, Steve Wozniak dichiarò che se necessario avrebbe pagato di persona metà della cifra occorrente per mandarlo in onda.
A onore di Jobs va anche detto che fu lui a dare la linea dello spot: voglio fermare il mondo, ordinò.
Ci riuscì.
Lo spot arrivò in fondo anche per merito di Hayden, che a un certo punto si prese una responsabilità cruciale, a rischio di licenziamento, in assenza del suo capo.
Appena andato in onda lo spot, Hayden ricevette una telefonata dal suo capo, Jay Chiat come ci sente a essere una fottuta star?
La sua risposta fu alla grande. Solo, non chiedermi di rifarlo l’anno prossimo.
Nell’articolo si trovano molti altri particolari.
(a margine, per la notte tra domenica e lunedì ho provveduto a reperire bistecca, patatine e Coca-cola).