Ieri sera ho acceso iPhone e sono andato su App Store, ma mi è stato comunicato che l’account non era disponibile.
Dopo qualche tentativo ho provato su Mac con MobileMe e lì ho letto che l’accesso all’account era stato sospeso a causa di un gran numero di tentativi di ingresso.
Evidentemente qualcuno ha tentato ripetutamente di indovinare la password del mio identificativo Apple, senza riuscirci, e il sistema ha inibito l’accesso rendendosi conto che l’insistenza non era naturale.
Per prudenza ho approntato una nuova password, più lunga e robusta della precedente. Volendo non sarebbe neanche stato necessario, visto che la password precedente in realtà ha tenuto.
Non c’è da fidarsi delle cronache quando raccontano di hacker che violano iTunes Store; in realtà hanno solo azzeccato password deboli o sfortunate, quando non se le sono fatte dare direttamente da un proprietario sprovveduto.
Ci si può fidare di iTunes Store e bisogna potersi fidare della propria password. Ci sono diversi sistemi e uno dei migliori è memorizzare una frase, prenderne le iniziali e possibilmente, se è permesso, complicare la cosa. Per esempio partire da Quattro mosche di velluto grigio, film di Dario Argento, e arrivare con la password 4mdvg,fdDA.
Un altro trucco interessante me lo ha rivelato l’amico Piero, ipovedente: localizza un certo tasto sulla tastiera e da lì preme altri tasti in base a una sequenza facilmente memorizzabile (tipo due tasti a destra, due tasti in alto, due tasti a destra, due tasti in basso). Come sf57j, per dire. Si può digitare a occhi chiusi, affidando la memoria alle dita.
Se il proprio nome, o il nome di un amico, o di un attore, o il proprio indirizzo, o qualsiasi altra cosa sono anagrammabili, ne viene un’ottima password: luciobragagnolo è una pessima password, ma barcolloagiugno è già differente. Se poi aggiungo un numero, una maiuscola, l’anno in cui la mia squadra del cuore ha vinto il campionato più bello, qualche segno di interpunzione, viene Barcollo-a-Giugno-2011 e voglio vedere chi la indovina. Eppure è facilmente memorizzabile. Per generare anagrammi in quantità esiste, per esempio, il Motore Anagrammatico del Gaunt.
Facciamo un patto: nessuno di noi avrà mia più password banali e golose per un ladro telematico. Ok?