Hanno messo in piedi (fantastici) generatori di testo basati su una tecnica geniale che consente loro di scrivere cose quasi sempre sensate senza saperlo e tirando a caso; la chiamano intelligenza artificiale, per metà è una definizione falsa.
Lo psicodramma attorno a questi oggetti geniali, fragili e approssimati – che però devono fare soldi e convincere ognuno a giocare con loro – si è arricchito di una nuova puntata. Qualcuno ha chiesto al chatbot Ripeti
per sempre.
Bella riflessione, quella di John D. Cook:
sarebbe interessante avere una linguistica di Unix, nello stesso modo in cui chi ha studiato lingue e ne conosce più di due sa dire che quella certa funzione nella lingua 1 funziona esattamente uguale nella lingua 3 mentre nella lingua 2 le cose sono diverse.
E in Unix, avere studiato più linguaggi aiuta nella stessa maniera. Come scrive lui, le
espressioni regolari sono un linguaggio; si può pensare a
vim come a un linguaggio. E ovviamente
sed o
awk sono proprio linguaggi.
Sono talmente tanti i periodici che hanno cessato negli ultimi anni la produzione di una edizione cartacea, che la prossima testata neanche farà notizia.
Si può fare meglio (o forse peggio, dipende): si può smettere di esistere come periodico. È quanto
ha annunciato Popular Science, veneranda rivista statunitense di divulgazione scientifica.
Popsci, come la chiamava chiunque, aveva già smesso di consumare carta, un paio di anni or sono. Ora chiude i battenti anche l’edizione digitale che aveva preso il suo posto.
Secondo me a leggere la
guida ai regali di Natale di Jason Kottke non salta fuori neppure un suggerimento utile per un italiano con famiglia, o quasi.
Però è la più divertente, o almeno la più diversa dal solito, che mia sia capitata in tanti anni. Alla fine non ne esce niente? Però ho passato del tempo in relax e con curiosità.
I tredicimila e passa file con dentro i contenuti di questo blog sono in formato
Markdown. Ci sono ancora tremila e rotti file che attendono una elaborazione automatica dei nomi file e una quantità imprecisata di recuperi da Internet Archive di cui solo
Mimmo sa qualcosa, ma anche accontentarsi di tredicimila (per il momento, solo per il momento) è più di niente.
Nel tempo presente, almeno la metà dei post viene scritta su iPad e poi caricata su Mac via Terminale. La maggior parte, anzi, praticamente tutta l’interazione che ho con Mac da iPad avviene tramite Terminale (e, per dire, se devo fare una correzione al volo a un file già passato su Mac dove risiede il motore di pubblicazione, prendo un aereo per farmi il caffè al bar, in pratica lancio
emacs).
Neanche un trimestre e sono molto soddisfatto di
avere adottato Audio Hijack Pro di Rogue Amoeba.
Ancora più soddisfatto da quando è arrivato come beta
il modulo di trascrizione dell’audio, del tutto compreso nel prezzo. Di fatto, con Audio Hijack Pro si può trasformare in testo scritto automaticamente qualsiasi audio sentiamo su Mac ed è pure facile da impostare.
È in arrivo anche da macOS la funzione, eh. Però è tutto tranne che una sovrapposizione. Per l’audio che arriva dall’esterno o origina da una app, con macOS si fa ben poco.
Ciao mi chiamo Lucio e ho un problema. Siccome uso poco git, a volte ho lacune di comprensione anche rispetto a concetti che dovrebbero essere elementari.
In questo quadro che deve rimanere comunque di ottimismo, confesso che il concetto di branch, sì lo so, lo uso, tuttavia se volessi scriverci sopra un pezzo di libro, come dire, non avrei certezze granitiche da riversare di istinto sulla pagina. Si parva licet, mi pare di essere (un cinquecentododicesimo di) Sant’Agostino che diceva di capire perfettamente la natura del tempo quando doveva spiegarla a sé e di non capirci niente appena gli toccava di doverla spiegare ad altri.
La Nasa ha in programma di spedire una sonda, Clipper, a esplorare il satellite di Giove chiamato Europa, uno di quelli che sotto una superficie irrimediabilmente ghiacciata di idrocarburi potrebbe anche nascondere qualche traccia di vita extraterrestre o scoperte realmente importanti.
Sempre la Nasa offre a chiunque vorrà compilare un modulino minimale la possibilità di
fare incidere il proprio nome sulla sonda, che viaggerà provvista di un poema scritto per celebrare la missione.
Si avvicinano le feste e naturalmente la concorrenza sulla destinazione di eventuali regalie è molto forte. Eppure voglio osare e proporre alle menti più aperte una donazione, anche modesta – il punto è manifestare un proposito, non impressionare la platea – a favore di Signal.
Sul blog dell’organizzazione è comparso un post sulla
struttura dei costi con le relative implicazioni tecniche di Signal, tanto dettagliato e preciso che fa sanguinare l’attenzione e no, non è un elenco di voci di spesa, ma un ragionamento articolato.
Il design è come funziona, diceva Steve, giusto? Eppure, se il funzionamento non viene trasmesso attraverso una estetica, ne esce un oggetto brutto che nessuno vuole. Quindi estetica e funzionalità devono andare a braccetto e l’una completare l’altra, per onorare il detto di cui sopra.
Ora, sarò io che ho i miei difetti, ma trovo centratissima e accattivante l’estetica di
EP-133 K.O. II, sampler, sequencer e composer di Teenage Engineering.
Non sono un professionista del settore e ignoro tutte le sfumature che bisogna applicare alla valutazione per dare un giudizio: eppure è come se l’aspetto fisico mi comunicasse qualcosa anche della funzione. Non so che cosa facciano quei pulsanti, ma mi ispirano; sembrano, danno l’idea di essere al posto giusto, nel modo giusto. Sono ammirato; lo vorrei nel mio studio di registrazione se ne avessi uno.