Si chiedono
su Slashdot:
iOS 7 è più lento della versione 6? Dopo avere aggiornato, io e vari altri notiamo un funzionamento a scatti sugli scorrimenti, sul cambio delle app e così via. È comune?
Ho aggiornato iPhone e iPad quando me lo hanno chiesto loro, cioè ieri. Come succede spesso, la configurazione post-aggiornamento è diversa da quella che usavo. Per esempio ho notato subito che Bluetooth era acceso, mentre io lo tengo sempre spento.
Mancava una semplificazione del dibattito sul lettore di impronte digitali di iPhone 5S. È arrivata
grazie a Mario. Altre considerazioni aggiungono solo confusione.
Perché farsi schiavizzare da App Store per scaricare i programmi, quando Android è così tanto libero? Si possono scaricare programmi da ovunque, farseli passare dall’amico con la chiavetta, tutelare la propria privacy dagli sguardi concupiscenti di iTunes.
Da che parte vogliamo affrontare il fatto che la polizia di New York
incoraggia i possessori di iPhone ad aggiornare a iOS 7 attraverso la distribuzione di volantini per strada?
Tutti a guardare il processore, la fotocamera, la risoluzione, la diagonale. Quanto è veloce, invece, lo schermo? Sembra futilità, ma il tocco è il cuore dell’interfaccia.
Stephen Elop, che aveva lasciato Microsoft per Nokia presumibilmente previo incasso di una liquidazione, ha amministrato l’azienda finlandese per due anni provocando tipo tre miliardi di dollari di perdite.
Devo la ricostruzione a
MG Siegler.
Da non esperto di astrofisica teorica o effetti quantistici, l’ho capita così: in ogni momento l’universo si biforca in infinite varianti corrispondenti alle alternative possibili. Quindi non esiste un universo solo ma universi infiniti, ciascuno separato dagli altri almeno per una minima differenza. Per un universo dove esce testa, banalizzando al massimo, ne esiste un altro dove esce croce.
Ringrazio Piergiovanni per il permesso di pubblicare la sua lettera. E per la sopportazione che lui e tanti altri insegnanti devono tuttora mettere a piene mani per riuscire a fare il loro lavoro.
Non vorrei mai più leggere articoli come quello di Simone Aliprandi sulla
ritrosia verso la tecnologia.
Non per Simone, che vale. Per il tema.