Ci metto poco dato che il lavoro lo ha fatto tutto Fearandil in questo pezzo.
Mi offro volontario per la correzione di qualche minimo refuso; per il resto il punto di vista è intrigante e non mi stupirei di vedere presto conferme di quello che ipotizza.
Steve Sande ha iMac, MacBook Pro, iPad, iPhone, iPad mini; usa Ulysses III, Daedalus Touch, Drafts, Byword.
Presente quell’adagio per cui Steve Jobs non c’è più e quindi Apple ha esaurito la spinta creativa e non sa più innovare? Quella cosa ripetuta ovunque che ha fatto dire a Phil Schiller sul palco del Wwdc can’t innovate anymore my ass?
Diceva più o meno Karl Marx che le tragedie della storia si ripetono come farsa.
A marzo
si accennava come Microsoft cercasse di popolare il proprio negozio online di applicazioni a colpi di buoni da cento dollari per i programmatori disposti a tutto pur di mettere qualche soldo in tasca (e magari parleremo anche della qualità di quello che può venir fuori da un sistema del genere).
Un bel pretesto per recuperare
un post del fu Script, datato quasi un anno e mezzo fa.
Si parlava del dilemma del prigioniero, dello zugzwang scacchistico. Nel nuovo mondo che Apple ha improvvisamente spalancato con iPad, Office non è più la macchina da soldi di prima e deve inventarsi qualcosa. Il problema è che non ci sono mosse vincenti.
Giorni fa l’editore di iCreate ha abbandonato per questioni di licenza il dominio icreatemagazine.com, che ospitava Script. La cosa mi ha sorpreso nel mezzo di un turbine di impegni, lavori, spostamenti e viaggi che mi ha impedito di occuparmene per un po’.
Un post di prova con Octopress.
Questo filmato non è stato proiettato durante il keynote della Wwdc.
Sono contento che sia stato girato. Spiega molte cose.
Scopro che esiste Textdown, editor di testo Markdown per Chrome.
Installo e collaudo. Niente di che, ma strumento carino e veloce, ben pensato. Mostra una pagina iniziale con istruzioni e riconoscimenti, dove è possibile leggere questo:
Textdown è stato ispirato da due app solo Mac, Mou e Byword. L’icona di Textdown è stata ugualmente ispirata da quella di Textastic.
Al che si capisce dove stanno l’innovazione e la creatività, dove l’emulazione e il farsi trainare.
Normalmente uso Safari e nessun altro browser se non in situazioni eccezionali. Solo che il browser di Apple non si comporta al massimo con i commenti delle Google Apps e siccome risultavano essenziali, ho lavorato per una giornata con il browser di Google.
Direi che questo o quello, per me pari sono. Con qualche piccola sfumatura.