È salita alla ribalta una
tavola rotonda di commemorazione di Steve Jobs del 2011, nella quale viene spiegato una volta di più che Xerox contattò Apple per faccende biecamente commerciali e cammin facendo si stipulò un accordo per la quale Apple vendeva proprie azioni a Xerox a un prezzo di assoluto favore e questa in cambio autorizzava le perlustrazioni di Apple dentro i laboratori del Palo Alto Research Center, che molto hanno contribuito alla nascita dell’interfaccia grafica moderna.
Contrariamente a
quanto ritenevo, vari personaggi pubblici italiani hanno ritenuto di sottoporsi alla
secchiata di acqua ghiacciata contro la sclerosi laterale amiotrofica.
Così ci sono MacBook Pro del 2011 con scheda grafica Amd che
accusano problemi se sottoposti a compiti intensi di tipo grafico.
Oramai diventato profondo conoscitore di ciascun metro quadrato del reparto ostetricia, ho qualcosa in comune con l’amministratore delegato di Apple Tim Cook, anche lui
di passaggio recente in ospedale.
La sesta versione preliminare di Yosemite non può essere quella buona; è ancora troppo presto.
Storia a lieto fine quasi incredibile quella di
Rob Griffiths su Macworld.com, dove un iPhone resuscita a nuova vita dopo avere passato almeno cinque minuti sotto il pelo dell’acqua, appoggiato su un fondale melmoso a tre metri di profondità.
Davanti all’arrivo di qualcosa di unico e nuovo, ho la netta sensazione che crescerà e diventerà molto migliore di me.
Di questi giorni sono particolarmente sensibile a cose che nascono e ai conteggi. Contemporaneamente, per qualche giorno mi è richiesta la sintesi e i post potrebbero anche andare a singhiozzo. Ci scusiamo per il disagio eventualmente arrecato.
È nata Lidia.
Apple è come altre aziende, quando si tratta di farsi versare in testa una secchiata di acqua gelida. Lo ha fatto
Phil Schiller e lo ha fatto
Tim Cook, così come lo hanno fatto
Larry Page e Sergey Brin di Google,
Mark Zuckerberg di Facebook,
Dick Costolo di Twitter e
Satya Nadella di Microsoft.