Il commento di oggi è affidato a Stefano.
Prendo spunto dalle ultime notizie sulla beta di iOS 10 e dall’ultimo Keynote al WWDC dove hanno presentato Siri in macOS Sierra: a mio avviso la direzione ora è chiarissima.
Compri Apple:
capex iniziale molto alto ma entri in un ecosistema che ti procura tutti i servizi (alcuni non ancora all’altezza di Google, ma ci arriveranno) senza profilazione e con piena sicurezza in tema di privacy. Le ricerche si stanno spostando sempre più sull’OS senza utilizzare quella di Google. Il business non sono i tuoi dati.
Letture arretrate e soprattutto consigliate, perché non le ho ancora terminate ma posso già dire che ne stravalgono la pena.
La prima è
Minigrooves di
Riccardo Mori. Sono ancora nel mezzo del primo volume di racconti, solo colpa mia però; Riccardo scrive bene e l’insieme sa di tabacco fresco, conservato con la buccia di arancia. È in inglese, un bell’inglese; come pretesto estivo per imparare la lingua, è p-e-r-f-e-t-t-o.
La seconda è
The Montecristo Project di
Edoardo Volpi Kellermann. Fantascienza dei vecchi tempi – quelli validi – con un respiro inusitato per un autore italiano e una realizzazione in ebook con tutta una navigazione attorno al tema centrale, appendici e una enciclopedia (vera!) che rendono il tutto molto, molto immersivo. Edo è un tolkieniano di ferro e ha capito un sacco di cose dal Signore degli Anelli su come si scrive qualcosa di grande. Le si ritroveranno nella sorprendente Italia che ha immaginato, “qualche” anno più avanti dell’attuale, dove certe cose restano le stesse. E l’idea che sta sotto a tutto è sì fanta, ma anche ben scientifica, come appunto ai vecchi tempi. Sotto l’ombrellone, ebook obbligatorio, o si perde un sacco di contorno saporito e suggestivo.
Ars Technica ha dedicato buon spazio e attenzione alla beta di macOS Sierra e il suo
lungo articolo è la cosa da leggere in questo momento per chiarirsi le idee.
Giusto due paragrafi verso la fine:
Quando Mac OS X (come veniva chiamato) è passato a un ciclo di pubblicazione annuale, è come se Apple avesse faticato un poco a definire il giusto campo di azione per ciascuna nuova edizione. Lion, il primo della serie e il primo a mutuare un numero significativo di funzioni da iOS, in retrospettiva sembrava una versione finita a metà di Mountain Lion; Mavericks ha eliminato parte degli scheumorfismi delle edizioni precedenti ma ha raggiunto il passo di iOS solo un anno dopo, con Yosemite.
Non c’è estate senza roguelike. L’anno scorso però mi sono dimenticato di citare
FireTail, che presenta più di un livello di originalità, dalla pianta esagonale al tema manicheo – fuoco contro ghiaccio – che funziona benissimo nel gioco e nella grafica.
Si scarica tranquillamente per Mac e disgraziatamente lo stesso non si può dire per la maggioranza dei prodotti dell’annuale concorso Seven-Day Rogue-like o
7DRL, nel quale i programmatori in gara devono appunto scodellare un (buon) gioco in tema nel giro di sette giorni. Non è banale.
Ci sono i pregiudizi, tipo che i Mac non hanno più la qualità di una volta, oppure che un PC fa tutto quello che può fare un Mac e costa meno.
Ricevo, e con gratitudine pubblico, da Fabio. Da grassetto a grassetto.
Ho provato a prenotare un volo dal sito Alitalia, ma al momento di selezionare il volo di ritorno l’operazione non era più possibile, perché non c’erano posti disponibili.
Chiamato il call center per verificare la disponibilità di posti (tutti disponibili), ho successivamente chiamato l’apposito servizio per segnalare il malfunzionamento. L’operatore telefonico mi ha detto che la funzionalità è garantita solo con Chrome, mentre con Safari “potrebbero” generarsi delle anomalie. Incalzato sul fatto che, a fronte di una procedura standard, le anomalie non possono essere random e, nello specifico, si ripetono costantemente, la risposta è stata che il sito permette le prenotazioni solo con Chrome e per tale ragione installare tale browser su tutti i computer dell’azienda.
Ho scoperto che
djay Pro di Algoriddim ha vinto quest’anno un Apple Design Award. E che djay per iPad
ha vinto un Apple Design Award nel 2011.
Tecnicamente non è la stessa applicazione, ma di fatto è la stessa base di codice o poco ci manca. Penso, attendendo smentita, che nessun’altra base di codice abbia vinto due volte un premio Apple Design.
Il quale premio è arrivato quest’anno in virtù delle funzioni di accessibilità inserite nel programma, che permettono anche a un non vedente di lavorare come un deejay professionista.
Si legge che Twitter
ha perso smalto ultimamente e la sua crescita è un po’ troppo lenta per i professionisti dell’analisi.
Posso dire due cose: la prima, che non sorprenderà nessuno, è la farraginosità dei suoi meccanismi (una foto ti costa x caratteri, puoi attaccare un punto finale a uno hashtag ma non a un username eccetera).
La seconda è che sono in spiaggia a sbrigare lavoro con iPad e, parola, sta andando meravigliosamente. Poi, in un impeto di vanità, faccio per cambiare la foto del mio profilo e non posso.
Non posso dubitare dell’auterevolezza di Ars Technica anche se la pagina relativa eBay non esiste più; devo quindi dare per vero che Richard Garriott abbia
venduto all’asta quadri contenenti il suo sangue, allo scopo di raccogliere fondi per finanziare il suo gioco di ruolo
Shroud of the Avatar.
Torniamo un momento su
Microsoft che tarocca i risultati del suo browser Edge e Asus e Msi che passano ai recensori unità non corrispondenti alle specifiche vendute.
Huawei ha pubblicato una pagina sul suo computer da tasca P9 con una foto bellissima… scattata con una macchina professionale dal costo dieci volte superiore.
I furbetti non hanno scritto esplicitamente (e falsamente) che la foto era stata scattata con il loro apparecchio; l’hanno messa semplicemente lì a lasciare che suggestionasse il visitatore.