Sono stato – esperienza interessante – al
Salone del Risparmio 2016. Se si dovesse fare un discorso ad ampio raggio, partirei da uno stand che offriva scansioni 3D del corpo dei visitatori e relativa stampa 3D del modellino di sé, nonché dai robot che adornavano varie scrivanie. Silenti – mostrati unicamente come simboli dei nuovi sistemi di consulenza bancaria semiautomatica – e però eloquenti. Robot e scansioni 3D in un ambiente di promotori finanziari, banchieri privati e fondi di investimento. Sta cambiando qualcosina.
Tranciante, Re/Code:
Un anno dopo, il verdetto su Apple Watch: metà degli intervistati pensa sia una ciofeca.
Non è più notizia la
messa in vendita di Pangea Software da parte del fondatore Brian Greenstone, che preferisce passare il resto della vita assieme alla moglie a sviluppare la raccolta e lo scambio di minerali e fossili dopo quasi trent’anni e altrettanti giochi per Mac e iOS, mentre dovrebbero esserlo certe sue dichiarazioni.
Ho l’onore massimo di ospitare un guest post di Sabino, che ringrazio di cuore e a cui lascio la parola.
Non è tanto avere un database che contiene tutti i tiri effettuati da Kobe Bryant nella sua carriera di cestista professionista.
È come te lo fanno consultare, che conta. Il database, direbbe un uomo di azienda, oramai è una commodity. Il 99 percento del valore arriva dall’interfaccia.
Ho sempre trovato comodo tenere nelle applicazioni anche quello che si chiamava Webkit, la versione di Safari derivata dal lavoro degli sviluppatori sull’omonimo
motore di browser open source.
Control-F8.
Mi evidenzia da tastiera i menu grafici di Mac, in alto a destra nella barra. Non sapevo colpevolmente che ci fosse, non mi immaginavo che ci fosse, sbagliavo e chissà quanti secondi di produttività ho perso ogni giorno a staccare le mani dalla tastiera.
È una giornata speciale.
Si sa che certe code fuori dagli Apple Store hanno generato sarcasmo e cattiverie nei confronti di chi le popolava e in quelli di chi possiede lo store.
Ci scusiamo per l’interruzione del blog dovuta a motivi di salute di Lidia, che finalmente si è liberata di un fastidioso virus intestinale, e del padre di Lidia, che – qui non si butta via niente – ha pensato bene di riciclare il virus intestinale che stava per essere dismesso.
In ambedue i casi l’aggravio quotidiano impedisce di andare oltre la stretta urgenza e le priorità lavorative.
Appena possibile riprenderemo le pubblicazioni.
Raccomando vivamente la lettura del lungo post di Riccardo sui suoi momenti personali di quarant’anni di Apple. Non fosse per lo stile sarebbe per la puntualità dei ricordi e della documentazione, o forse ancora per la peculiarità degli aneddoti e delle circostanze. È sempre un pezzo da leggere dall’inizio alla fine.
Scappasse una pausa, va riempita con l’elenco dei Mac venduti da Apple nel 1996, giusto vent’anni fa, a metà strada.