Ritorno sul frusto tema Apple si dimentica dei professionisti per via di un interessante articolo di Horace Dediu sullo stato dell’ecosistema Apple.
Una serie di grafici riassume l’andamento dei ricavi dei servizi come vendita di musica, app, libri eccetera.
Si nota che le Pro Apps rappresentano una fonte di ricavo minima rispetto al totale. La cosa più interessante è che in termini assoluti questi ricavi sono piuttosto costanti negli anni. C’è stato un certo incremento attorno al 2010-2011 (presumibilmente quando Apple, secondo molti, si preparava ad abbandonare Mac per pensare solo a iPhone e iPad) e recentemente una flessione… che porta i valori ai livelli del 2006-2007, quando iPhone e iPad non c’erano e, sempre secondo il meme, i professionisti non venivano trascurati.
Quando, un numero oramai discreto di anni fa, cadde il blocco sovietico e si dissolse l’Unione omonima, tra mille immagini e video e commenti mi colpì uno
striscione di manifestanti: Settant’anni di marcia verso il nulla.
Quando si vede un articolo con un accenno di originalità, nella povertà generale dei contenuti che si vede fuori da Facebook (al cui interno è peggio), pare di respirare una boccata di ossigeno.
Il titolo è watch è solo un segnaposto e la tesi è interessante. Perfino l’ambientazione, che suggerisce l’utilità di un apparecchio che consenta di tenere le mani libere. Ho sempre sostenuto che la ragione d’essere di watch è lasciare iPhone in tasca e il concetto non è dissimile.
Anche stavolta sono fuori tema come quando
ho citato l’incredibile lavoro del blog Typeset in the Future relativamente a
2001 e soprattutto
Alien.
L’amico Blue ha pubblicato ahimé su Facebook una lunga critica degli strumenti software disponibili su Mac, ieri e oggi, per concludere che lo ieri era molto meglio. Tra le altre cose, dice questo:
authoring: con HyperCard (e SuperCard) creavo ogni sorta di applicazione anche assolutamente Pro, dai giochi al multimediale alle utilities. Con AppleScript facevo comunicare le applicazioni; con FileMaker creavo gestionali. Oggi resta solo l’ultimo. AppleScript continua a funzionare e permette di realizzare ogni sorta di applicazione, ma non è questo il punto.
Quando leggo della presunta obsolescenza programmata di Apple e della deriva consumistica che spinge il cliente a cambiare telefono tutti gli anni mi sento fuori dal mondo; la mia esperienza è di acquisti assai diluiti nel corso del tempo e lo scrivo alla vigilia del momento in cui probabilmente acquisterò un nuovo Mac, per stare al passo con macOS Sierra che apparentemente non funzionerà sul mio MacBook Pro 17”
MacBook Pro che è di febbraio 2009 e continuerà a vivere anche dopo un nuovo acquisto, con sette anni abbondanti di servizio straordinario sulle spalle.
La cronaca sommaria delle cose che contano all’indomani dell’ apertura di Wwdc 2016 l’ho messa in un’ articolessa su Apogeonline che ha finito per essere lunga il triplo dello spazio tipicamente a disposizione. Piccola o grande, quest’anno la carne al fuoco è stata davvero tanta, a memoria molta più dell’anno scorso.
E l’anno scorso si arrivava più o meno poco dopo il debutto di watch e della nuova tv. C’erano, tuttavia di fatto stava cominciando tutto.
Ha ancora senso pubblicare libri di informatica? Se sì, come deve essere un libro nel XXI secolo?
L’amico Akko ha deciso di rompere gli schemi e provare a ripensare all’idea tradizionale del libro sul nuovo sistema operativo di Mac. Per trasformarlo in un progetto che ruota attorno a un libro, solo più interessante e promettente.
Di Wwdc globale c’è tempo per parlare. Oggi vorrei mettere l’accento su un Wwdc personale che ha messo in piedi Fabrizio Venerandi, capace di
catalizzare un porting di X11basic su Mac.
Tra le regole giornaliere che mi aiutano a dormire in pace con la coscienza vi è sporcarmi le mani il meno possibile con Gizmodo, sito popolato di gente senza ritegno né rispetto. La più ripugnante che hanno fatto è stata dare Steve Jobs per spacciato con due anni di anticipo, ma ne hanno fatte di ogni colore,
loro e i loro colleghi. Ogni clic sul loro sito ha contribuito a farli ingrassare. Ne ho fatti pochissimi e ne sono contento.