Design di quello buono
Mi è arrivata una mail dall’editore librario americano di tecnologia O’Reilly. Sono utente registrato sulla loro piattaforma, ma ricevo comunicazioni da loro praticamente MAI.
Mi è arrivata una mail dall’editore librario americano di tecnologia O’Reilly. Sono utente registrato sulla loro piattaforma, ma ricevo comunicazioni da loro praticamente MAI.
L’ospedale americano Mount Sinai ha pubblicato i risultati di uno studio sull’asma condotto tramite iPhone e ResearchKit.
Google esiste grazie alla pubblicità. Eppure l’interfaccia di Chrome è libera da spot. iTunes serve a vendere musica, film, app. Mentre si ascolta un brano o si guarda un video, la pubblicità è assente dall’interfaccia di iTunes. Apple incoraggia in mille modi l’aggiornamento alla forma a pagamento di iCloud. Tuttavia, aprire una finestra del Finder non porta mai a leggere un consiglio per gli acquisti riguardante le tariffe di iCloud.
Ha suscitato una certa attenzione il lancio della tastiera Lofree per Mac: meccanica ma Bluetooth, piccola, simpatica per i suoi tasti dalla forma circolare a richiamare le macchine per scrivere di un tempo, prova secondo l’amico Blue che Apple non riesce più a fare design innovativo.
Una delle decisioni più positive che ho preso ultimamente attorno a questo blog è stata aprire il canale Slack personale cui ho invitato tutti gli interessati tempo fa.
Risposta che devo a avariatedeventuali dopo essere stato esortato a chiedere ad Apple che servizio di cloud utilizzi (e di conseguenza dedurne l’affidabilità). Non l‘ho chiesto ad Apple ma ho trovato chi ha fatto la cosa giusta, ossia ha analizzato il traffico di rete per sapere dove vanno a finire i dati per iCloud. Viene fuori che Apple fa uso di più servizi, in modo non del tutto spiegato; tuttavia sembra chiaro che l’immagazzinamento vero e proprio dei dati avvenga su spazio comprato da Amazon e quindi, come da specifiche di quest’ultima, la durata nel tempo sia stimabile a nove decimali (99,999999999 percento) con possibilità di accesso a due decimali (99,99 percento).
Ogni tanto qualcuno si arrabbia per le mie vedute sulla conservazione dei dati nel tempo, senza capire che sono un ottimista: con le dovute precauzioni e la dovuta attenzione, questa è l’epoca migliore possibile di sempre per conservare dati. Chi si arrabbia pensa che sia esistita un’età dell’oro in cui niente si perdeva e poi è intervenuto il digitale a complicare tutto. Ha in mente un mito e non c’è niente di male.
C’è molto da leggere nell’ inchiesta Jamf relativa al 2016 sull’uso di apparecchi Apple in azienda. Cito solo due dati: il 91 percento delle aziende interpellate ha in uso Mac. Il 99 percento usa iPhone e/o iPad. Prova a dirlo a un viaggiatore nel tempo proveniente da vent’anni fa, è il commento di John Gruber. L’inchiesta è seria e profonda a sufficienza per avere una buona attendibilità. Ci sono tanti numeri e anche dove difetta l’inglese vale la pena di compulsarla.
Arriverà solo a giugno, la tastiera wireless retroilluminata di Matias. È una tastiera full size, forse un po’ anacronistica per i tempi odierni, però probabilmente è solo questione di recuperare le antiche abitudini. Si apparenta via Bluetooth a un massimo di quattro apparecchi. Ha due batterie ricaricabili, una per la tastiera (un anno) e una per la retroilluminazione (da una a due settimane). Geniale. Gli manca una Touch Bar, ma non è che si possa pretendere.
Facile di questi tempi guardare a Internet per i lati negativi: gli imbecilli scatenati, le post-verità, gli attacchi d’odio. La rete potrebbe anche servire ad altro ed effettivamente è piena di quello che ci si riversa. Significa che l’unica vera strategia verso gli imbecilli è ignorarli e, invece, immettere nel traffico cose buone. Fare del bene. Anche solo fare una buona domanda, come questa: Hey @HoeflerCo! I’ve started on this typeface and would love some pointers.