Ci sono sicuramente questioni più urgenti, ma credo ugualmente che la nostra scuola stia avviandosi verso un piano inclinato.
Chi esce con una cultura lo fa nonostante l’istituzione, principalmente grazie al tessuto sociale intorno. I test mostrano chiaramente un divario di alfabetizzazione letteraria e numerica tra nord e sud… e gran parte degli insegnanti al nord arrivano da sud.
Il problema è che la scuola è in ritardo sui ragazzi di oggi e il ritardo è destinato ad ampliarsi senza proroghe.
La sfida di
riportare alla vita un Mac IIsi del 1990 e metterlo su Internet nonché praticare le tipiche attività del computer di oggi, o almeno approssimarle, è sempre avvincente, va da sé. Ci sono il fatto tecnico e le soluzioni ingegnose.
Allo stesso tempo, mi ripeto, diventa rapidamente stucchevole. Bellissimo il retrocomputing e lo adoro, però ormai è stato fatto più o meno tutto quello che può essere fatto. L’ennesimo computer apparentemente inadeguato che diventa adeguato, va bene, purché ci sia almeno qualcosa di intrigante. Che ho trovato verso la fine dell’articolo di ArsTechnica.
Ringrazio Mimmo per avermi segnalato
Usare R con Emacs e ESS - un ambiente multifunzione.
Con un titolo così può passare per materiale esoterico, ma comincia così:
Pochi anni fa mi sono liberato del foglio di calcolo per scrivere invece codice in R. Nel procedere ho appreso una lezione di valore: più la curva di apprendimento è ripida, maggiore è il ritorno. Il mio tempo investito nell’apprendimento di R ha pagato alla grande e oggi uso questo linguaggio per tutte le mie attività numeriche e di analisi quantitativa.
Chi è abbastanza fortunato da avere visto l’inizio del computing personale tende a dimenticarlo, tuttavia faceva parte di una élite planetaria di pochi milioni di persone, su miliardi di popolazione.
Oggi le cose sono leggermente cambiate e ad avere accesso all’informatica, almeno quella di base, è quasi metà del pianeta.
Per chi scrive software la differenza non la fa più l’avere una applicazione, semplicemente esistere; bisogna raggiungere i propri utilizzatori nei modi migliori per loro. Certo, è faticoso. Fa la differenza, però.
Il titolo
Apple sta costruendo una piattaforma mediale come mai prima (Ryan Christoffel su MacStories) mi sembrava eccessivo e fuori dal tono moderato tipico del sito. Poi ho letto l’incipit.
Hai mai guardato la costruzione di un nuovo edificio senza avere idea di come sarà una volta finito? I progressi arrivano un pezzo per volta e ti lasciano all’oscuro dell’obiettivo fino a che arriva un punto nel quale, in un singolo attimo, improvvisamente tutto acquista un senso.
Uno dice che Apple è diversa dalle altre aziende e giù a sentire gli insulti, le maldicenze, sei un credente, prendi i soldi, basta guerre di religione, tutti i computer sono uguali.
Poi legge che un test su oltre diciassettemila app Android ha trovato che, tranquilli, la storia dell’apertura surrettizia del microfono per ascoltare di nascosto le conversazioni a uso pubblicitario è una leggenda urbana.
C’è il fatto trascurabile che oltre novemila di queste app, in compenso,
salvano di nascosto schermate del computer da tasca e le spediscono altrove, sempre di nascosto, sempre a fini pubblicitari. Se va bene.
Caso vuole che sia entrato in iCloud via browser più o meno in coincidenza di tempi dichiarati. Così ci ho fatto attenzione, anche se poi il messaggio vorrebbe far pensare a un ingresso abusivo da parte di altri.

Di norma i phishing di questo genere sono molto più buzzurri. Questo è ragionevolmente pulito e in un attimo di distrazione potrebbe persino sembrare vero. Ovviamente, come si vede dal link in anteprima cortesia di Mail, vero non è.
Anzi… chiavetta.
Un indicatore su ventotto, uno su ventinove e chissà che cosa succede quando stabiliscono la fatturazione.

Banale errore di arrotondamento? Sì, ma può capitare che
non siano errori banali.
Si saranno casualmente notate polemiche recenti relative all’immigrazione in Italia. Polemiche da cui mi terrò a distanza.
Tuttavia, gira da tempo un messaggio che fa notare come iPhone sia dovuto alla possibilità per un immigrato siriano di trovare asilo negli Stati Uniti e lì concepire Steve Jobs. Qui mi sento di intervenire proprio per il rispetto dovuto a persone che lasciano il proprio Paese alla ricerca di una vita migliore, insultate dall’autore di questo messaggio con la propria ignoranza.
L’articolo che segue è stato scritto per Macworld Italia a fine 2004. Lo ripropongo perché tornano periodicamente interpretazioni libere dell’investimento di Microsoft in Apple del 1997 e altre amenità.
Passare all’azione
Attualità, passati, futuri e demistificazioni sulla misteriosa azienda AAPL
È passato il tempo in cui si facevano fruttare i risparmi investendoli i buoni del Tesoro. Ora a pagare è il rischio, e il rischio, recita la saggezza popolare del Bar Sport, significa investire in azioni.