Anni fa, tanti anni fa, spiegavo che parallelamente a macOS gratuito avrei volentieri pagato per una versione Gold del sistema operativo Mac, neanche tanto evoluta per funzioni quanto robusta e curata per assenza di bug e ineccepibilità del design.
Mi viene in mente mentre leggo John Gruber
prendersela, come è sacrosanto, con la finestra di dettaglio degli aggiornamenti di sistema di macOS. Siamo nel 2019, può contenere quantità di testo molto consistenti, ma mostra nove righe per volta e non è ridimensionabile, né permette di fare clic sugli indirizzi inseriti nel testo.
Riccardo ha scritto sull’evento Apple ultimo scorso una straordinaria
riflessione, per me eccessivamente critica, tuttavia assolutamente da leggere parola per parola.
L’unica cosa è il titolo: una settimana prima di lui ho scritto che chiamarla Apple Entertainment
era una cosa superata. Non voglio cambiare per non sembrare imbarazzato o non convinto; analogamente potrebbe sembrare polemica a chi trascurasse le date di pubblicazione e spero non succederà.
La parte positiva di tutto ciò sono le sue argomentazioni. Attualmente lo ritemgo come valore tra i primi venti blogger Apple mondiali. Va letto, seguito e sostenuto.
L’annunciato rientro di BBEdit su Mac App Store
è realtà.
Si tratta di una notizia molto bella per tanti motivi. Conferma la vitalità di Bare Bones e porta credibilità allo Store, che sempre Bare Bones non si era fatta problemi nell’abbandonare quattro anni fa
È anche un ritorno cosciente e voluto, non un compitino da esaurire formalmente per poterlo raccontare, tanto che su Mac App Store BBEdit sarà offerto in abbonamento. La formula mi sta antipatica e preferirò aggiornare il programma dal sito del produttore, ma questo è un dettaglio assai meno interessante del fatto che evidentemente c’è una strategia di vendita e di posizionamento dietro.
Lo scorso trimestre Apple ha avvisato il mercato che gli iPhone avrebbero reso meno del previsto e sembrava avesse ceduto una diga sulle montagne sopra Cupertino, se ve ne fossero.
Oggi, un trimestre dopo come ogni periferia che si rispetti, Samsung avvisa che i suoi profitti
caleranno di oltre la metà. Anche perché ha guadagnato meno dalla fornitura di schermi ad Apple, che ha venduto meno iPhone.
D’altronde quello che succede in serie A interessa molti e quello che accade in serie B, per quanto importante, ha rilevanza secondaria. La copertura del fatto si avvicina molto più alla fredda cronaca che alla passata descrizione da panico delle sventure che ci attendono. Copertura, aggiungo, anch’essa molto più puntuale su siti secondari.
Il New York Times dedica un articolo ad Apple News+ che in una settimana [ha raccolto più di duecentomila abbonati](2019-04-04 00:50) e la faccenda è curiosa, poiché il quotidiano, nonostante una corte serrata, è rimasto fuori dal servizio, un po’ come quando al ballo di corte manca la principessa.
Il giornalismo americano è (chilometri) avanti al nostro nel riconoscimento dei fatti anche quando, per così dire, non tengono in conto il parere dell’editore. Neanche è abitato da mammole e l’articolo si chiude con una battutaccia che sarebbe circolata durante un party di festeggiamento tra Apple e gli editori: ma è una festa o una veglia funebre?
Avendo letto due persone normalmente intelligenti e acculturate constatare l’apparente assenza di pesci d’aprile per quest’anno e soprattutto attribuirlo a un effetto alone provocato dalla
ritirata di Microsoft, devo tornare in argomento.
Belli o brutti,
ce ne sono stati e questa è ovviamente una parzialissima rassegna. Il Corriere ne elenca
quarantatré, per quanto attraverso una gallery di rara scomodità.
Perché il divieto interno di Microsoft? Perché, per esempio, nel 2014 Google
sfoderò un pesce che divenne un business miliardario.
Di app che pongono un rischio privacy se ne trovano un soldo la dozzina; diverso è il caso in cui il committente è nientemeno che lo stato (rigorosamente con la minuscola come allusione a che ne penso).
Me l’hanno segnalata in due la notizia, prima Fabio e poco dopo Andy, che mi hanno indirizzato presso
Ansa e
il Giornale, ambedue stranamente capaci di fornire descrizioni dei fatti che valga la pena di leggere.
Fatico a vedere stupido, offensivo o fuori luogo l’offrire per una settimana
un videogioco dentro le mappe come pesce d’aprile.
Rimango pertanto della
mia opinione.
Sono sprovvisto di pesci; ho avuto bellissime idee che richiedevano troppo tempo, troppo sviluppo o ambedue. Le tengo per un futuro con più agio e magari anche un clima culturale più salubre. Saluto con una retrospettiva di uno dei migliori pesci di aprile su media informatici: Byte che
recensisce un computer da polso. Di valore doppio pensando che, nell’ironia dello scherzo, la redazione ha prefigurato un oggetto che oggi al polso lo mettiamo davvero, certo senza la pretesa di inserirvi picofloppy disk.
La funzione Ecg di riconoscimento di anomalie nel battito cardiaco e fibrillazione atriale
è arrivata anche in Italia.
Mi immagino il dialogo tra due persone in ambulatorio.
Anche lei qui per il cuore?
Eh sì, per fortuna c’è l’orologio di Apple che mi dà una mano.
Eh beh, io ho preso un Samsung perché costava un po’ meno. Anche lui misura i battiti, comunque.
Complimenti! Anche Samsung ha fatto lo studio con l’università californiana per vedere se funziona bene? L’ho letto il mese scorso, allo studio dell’orologio di Apple
hanno collaborato quattrocentomila persone…
Apple
non ha mai fatto un pesce d’aprile pubblico. La parola chiave è mai; indica una posizione discutibile, ma chiara, coerente e slegata dalle condizioni a contorno. Il senso dell’umorismo non è mai mancato, solo è stato espresso in altri modi, dagli easter egg a certi filmati di apertura di keynote recenti. Più indietro nel tempo, basta ricordare Steve Jobs che annunciava iPhone e mostrava l’immagine di un ibrido caricaturale, metà telefono metà ghiera rotante stile iPod primi tempi.