Oltre all’ anniversario di Macintosh appena trascorso, si avvicina l’anniversario di iPad di domani e a questo proposito è capitato del tutto casualmente a casa mia che il nuovo iPad Pro 12”9 si trovasse accanto a iPad di prima generazione.
Lo spessore dell’intero iPad Pro è minore dello spessore dello schermo del primo iPad.
Sotto lo schermo del quale c’è una rientranza, che nasconde all’occhio ulteriore spessore, quello per la logica: è il retro bombato che Paolo Attivissimo additò come rischio, quello che la macchina dondolasse se appoggiata su un tavolo, per avere visto la presentazione di Steve Job in streaming.
Parlando di anniversario di Macintosh, il modo più bello di festeggiarlo è trasformarlo carrollianamente in un non-anniversario, da celebrare tutti i giorni.
È quanto potrebbe accadere se decollasse Advanced Mac Substitute di Josh Juran, un emulatore che si dimentica dell’hardware per emulare direttamente il sistema operativo e, di conseguenza, non richiede Rom preinstallate o vecchi dischi di sistema.
Lo stato del progetto è ancora largamente acerbo e, per dirne solo una, non si compila ancora sotto macOS Mojave.
Naturalmente oggi Macintosh compie trentacinque anni. Un momento storico che MacRumors copre con un post essenziale completo di due video semi-inediti e interessanti. il post da guardare è il loro.
Macintosh fece rumore anche perché utilizzava un formato di memorizzazione che lasciava nella polvere i floppy tradizionali, quelli che si tagliavano con le forbici per creare una rientranza su tutti e due i lati della custodia, in modo da poter usare nell’Apple ][ anche il lato posteriore.
Anche i sassi sanno che c’è un problema di vendite di iPhone inferiori alle previsioni, ma non tutti hanno avuto l’idea di confrontare il traffico su Internet dei lanci di prodotto negli anni per avere un’idea dell’entità del problema.
Apple Must ha pubblicato i grafici delle rilevazioni di SemRush che mostrano come, effettivamente, il traffico suscitato da iPhone X al momento del suo lancio sia stato molto superiore a quello generato dagli iPhone di quest’anno.
Dal riassunto della conversazione tra Jonathan Ive e il designer giapponese Naoto Fukasawa, pubblicato da 9to5Mac, si evince che durante la progettazione di Apple Park vennero realizzati prototipi in scala 1:1. Ovviamente non dell’intero edificio, ma di sue sezioni:
Siamo riusciti a realizzare prototipi a grandezza naturale. Dato che l’idea era semplicemente di ripetere la stessa sezione, si poteva avere un’idea di che cosa si stava progettando.
Purtroppo (per me) l’intervista intera è su carta e in giapponese.
Dr. Drang esorta ad abbracciare le espressioni regolari (da qui in poi regex) con un post eccellente che meriterebbe la traduzione integrale e che, nella tradizione dell’autore, mette a posto ogni cosa con pochi paragrafi ineccepibili.
Le regex sono come il gioco del Go: straordinariamente difficili ad alto livello, semplicissime in partenza, materia perfetta per imparare dato che si possono esplorare poco per volta ed è possibile ottenere ottimi risultati anche con poche nozioni elementari (il che equivale grosso modo alla possibilità di giocare a Go su scacchiere molto piccole).
Il 10 dicembre 2019 termina il supporto di Windows 10 Mobile. Questa la raccomandazione ufficiale agli incauti acquirenti di apparecchi di quel tipo:
passare a un apparecchio Android o iOS. La nostra mission […] ci spinge a supportare le nostre app Mobile su quelle piattaforme e quegli apparecchi.
Questo il commento sulla situazione dell’informatica da tasca:
La tecnologia si è evoluta assieme alle esigenze e alle aspettative dei vostri clienti e partner, che hanno già adottato piattaforme e apparecchi Android o iOS.
Di ritorno da una trasferta di un’oretta salvo traffico pesante, ascolto la radio più ascoltata in Italia e sento la pubblicità di una (s)vendita di Office 365 per famiglie al prezzo scontatissimo di 59,99 euro.
È vero che ci sono poveri e ricchi, le disuguaglianze, le difficoltà a macchia di leopardo, la crisi per alcuni mentre altri prosperano e così via. Focolari dove l’euro e ventinove provoca esitazioni e altri che spendono più in giochi che in televisione a suon di canoni e acquisti in-app.
Non ho cominciato ieri a usare Mac come desktop e iPad come portatile, ma quasi sette anni fa.
Ciò che è cambiato è sicuramente la percentuale del lavoro che svolgo su una o l’altra macchina. Prima Mac faceva la parte del leone e iPad serviva unicamente a mantenere il flusso delle cose durante gli spostamenti.
Oggi la percentuale di lavoro è pressoché in equilibrio, metà qui e metà là.
Le capacità di Mac non sono diminuite in alcun modo, anzi: con Mojave mi trovo benissimo e anche un modesto Mac mini come l’attuale procura tranquillamente tutte le soddisfazioni che cercavo, anche inaspettate: prima di avere problemi con Safari posso aprire approssimativamente il quadruplo delle pagine aperte sul vecchio MacBook Pro, per dire.
Scrivevo nel lontano ottobre 2013 del primo computer da tasca al mondo con processore a sessantaquattro bit, iPhone 5S. Per capirci, ero fiero del mio iPad di terza generazione, il primo con schermo Retina, quello che oggi trovo lentissimo a confronto di iPad Pro. È passato davvero tanto tempo, anche ingegneristicamente.
iOS ha supportato le app a trentadue bit per qualche anno, ma dal 2017 non sono più ammesse.
Ed ecco che Google annuncia la transizione di Android ai sessantaquattro bit.