Altroconsumo, quelli che nel 2010 dopo avere visto la presentazione del primo iPad lo definirono con grande preveggenza
la miglior cornice digitale di tutti i tempi, oggi va a caccia di nuovi soci e li alletta con
il regalo di un Tablet Android con tastiera con schermo da otto pollici.
Cornice per cornice, era meglio un iPad 2010. Peccato si siano dimenticati della loro intuizione originale.
Diversi post negli ultimi giorni sono stati pubblicati monchi delle ultime parole o delle ultime righe. Mi sono scervellato e ho capito almeno in parte che succede.
Quando scrivo su iPad uso
Editorial, che sincronizza su Dropbox. Per me è estremamente comodo poi collegarmi a Mac in ssh, spostare il file del post nella cartella giusta, azionare
Octopress e pubblicare.
Da qualche tempo, per motivi che ancora ignoro, la sincronizzazione con Dropbox si inceppa spesso e volentieri. Succede che, mentre scrivo, il file cambia nome e diventa su Dropbox una copia in conflitto con quella originale.
Era veramente un altro secolo quando Indro Montanelli lanciò da il Giornale la sottoscrizione per salvare l’Accademia della Crusca, lasciata senza fondi pubblici a morire di fame. Partecipai e dal mio punto di vista sembra che di secoli ne siano passati anche tre o quattro.
Oggi la Crusca pubblica un
documento per la ripresa della vita scolastica in cui tre suoi rappresentanti dichiarano che la scuola è un’aula e non un video. Il timore è che il processo educativo si esaurisca nella trasmissione di contenuti attraverso il web. Si evidenziano i limiti della didattica a distanza e si auspica un ritorno migliorato all’attività educativa ordinaria.
Da qualche giorno, prima di dormire risolvo uno dei puzzle di
Swift Playgrounds. Sono partito dallo zero assoluto, Learn to Code 1, e ne ho completati undici. Sono al punto in cui si usano funzioni come pezzi di altre funzioni, alla vigilia del completamento del capitolo sulle funzioni. La difficoltà è pressoché nulla, a questo stadio, e le uniche serate in cui non ho fatto centro al primo colpo sono quelle in cui mi sono addormentato con iPad in mano. Diciamo che qualsiasi bimbo di prima elementare ci può provare con un minimo di accompagnamento.
Interrompiamo le trasmissioni per parlare di un articolo di Marc Andreessen, creatore del browser
Netscape, uno dei primi a essersi arricchito con Internet e oggi investitore in compagnie e tecnologie promettenti per mezzo di
Andreessen Horowitz.
Andreessen ha scritto una pagina di storia già una volta con il suo articolo
Perché il software sta mangiando il mondo sul Wall Street Journal. Spiega perché qualunque azienda è destinata a (e dovrebbe) diventare una azienda di software. Dovrebbe anche essere una lettura obbligata nella scuola dell’obbligo.
Nutro la ferma convinzione che la tipografia digitale, con il tempo necessario, recupererà il divario con i cinquecento e passa anni di evouzione della tipografia analogica, fino a creare nuovi capolavori che rivaleggeranno in estetica e design con quelli di
Aldo Manuzio o
Hermann Zapf.
Naturalmente saranno lavori di natura anche fondamentalmente diversa, esattamente come uno schermo bitmap non ha niente a che vedere con un foglio di carta, anche se molte volte lo imita per il nostro quieto vivere.
Secondo Bloomberg,
l’anno prossimo arrivano i primi Mac con processore Arm.
La cosa in sé
non è una novità. Se ne parla da anni.
La notizia vera, fosse vero, sarebbe la data precisa, più il parlare dei processori e non dell’annuncio della transizione.
John Gruber
copre al meglio l’articolo di Bloomberg e nota la vera bomba: se l’anno prossimo ci saranno Mac con processori Arm, l’annuncio avverrà durante
Wwdc, a giugno prossimo.
Visto anche il formato virtuale dovuto all’emergenza sanitaria, questa edizione di Wwdc potrebbe essere davvero epocale. Non me la perdo proprio.
Ti distrai un attimo e succedono cose che sbalordiscono, come
l’indiscrezione che Immuni userà la piattaforma
Privacy-Preserving di Apple e Google. Eppure ci sono magie più piccole capaci di incantarmi maggiormente.
In serata il mio Mac era connesso via VPN a una scuola americana.
Mia nipote, da casa sua, controllava lo schermo del mio Mac via iMessage e faceva i compiti sulla piattaforma della scuola americana.
Mia figlia si addormentava mentre il sistema audio di casa trasmetteva una playlist di sottofondo presente, ovvio, su Mac.
L’idea di mettere enfasi su una tastiera per iPad da parte di Apple
continua a piacermi poco ma non ho potere di fermarla; mi consolo con la recensione della
Magic Keyboard per iPad Pro da parte di Federico Viticci, che titola di
una nuova specie di laptop.
Ticci scrive quello che speravo di leggere: la natura di computer modulare propria di iPad non cambia e la tastiera incoraggia un uso fortemente ambivalente dell’apparecchio, ora portatile ora tavoletta, senza pretendere di farlo diventare un nuovo modello di MacBook Pro. Ne abbiamo già, fanno cose straordinarie, hanno altre specificità di uso. Sono un’altra specie.
Sono il primo a dire che dei rumor non bisogna curarsi. Devo fare eccezione per questo
tweet di Jon Prosser:
Metti che veramente iPadOS 14 contenga XCode. Internet collassa sotto il peso di milioni di utenti che vanno a invertire la polarità su milioni di pagine web che avranno da spiegare come iPad si sia trasformato improvvisamente in un computer.