Ci sarà anche chi progetta di passare Ferragosto dentro Fortnite, nonostante la decisione di Apple e Google di rimuovere il gioco da App Store e Play Store, dopo che Epic Games ha creato il casus belli con l’introduzione nella app di un meccanismo per fare acquisti nel gioco senza riconoscere il trenta percento richiesto dagli Store in questione.
Come vuole oggi lo spirito del tempo, si sono già palesati sui social sessanta milioni di esperti di strategia industriale, ognuno con la sua idea sul conflitto in corso. (Io aderisco alla corrente della guerra commerciale per il mercato cinese; Epic è partecipata in modo importante da Tencent, che con WeChat ha un monopolio immenso in Cina sulle transazioni commerciali e vuole mettere bastoni tra le ruote a chiunque altro voglia fare concorrenza).
Fabrizio Venerandi è stato come al solito definitivo sullo studio dell’università di Milano Bicocca riguardante le opinioni delle mamme lavoratrici del nord-ovest sul fatto che i figli siano stati sottoposti a lezioni online di emergenza invece di venire forse più utilmente abbandonati a se stessi fino a fine lockdown.
Se ne è [parlato ieri](
https://macintelligence.org: le mamme non sono state contente perché hanno faticato a lavorare. Come spiega Venerandi, quello che hanno imparato o non imparato i ragazzi, quello che hanno imparato o non imparato i docenti,
sembra avere meno rilevanza.
Decine di migliaia di persone si trasferiscono a fine agosto per nove giorni nel deserto del Nevada a Black Rock e formano una città temporanea che ospita performance artistiche, spettacoli, feste in modo autogestito. Niente sponsor, marchi, organizzazioni: ognuno porta sé e il proprio vissuto, oltre ad acqua, viveri e riparo, perché con il deserto non si scherza.
La manifestazione si chiama
Burning Man e quest’anno, per cause che si intuiscono, avverrà in forma digitale, come è accaduto per molti altri eventi a cominciare da
Wwdc.
Scrive
Eric J. Savitz su Barron’s:
Apple vale veramente duemila miliardi? Le sue azioni sono arrivate vicinissime allo storico traguardo la scorsa settimana, con la chiusura di venerdì a 444 dollari, che portava il titolo al 5 percento di distanza dalla soglia. Si tratta comunque di una capitalizzazione di mercato di 1,9 migliaia di miliardi, grosso modo il prodotto interno lordo dell’Italia.
Mi chiederei più che altro se l’Italia valga duemila miliardi. se i Padri fondatori avevano pensato a una possibile exit strategy e se magari ci sia spazio per una acquisizione.
Lo specchietto per allodole era l’interfaccia grafica, mentre la magia esoterica con cui il primo Macintosh irretiva le folle era la coerenza.
I comandi e le procedure di base erano le stesse, su qualunque programma. Si potevano lanciare decine di applicazioni diverse, però tutte erano esempi di uso di Macintosh: il primo computer che, diversamente da un cassone pieno di programmi difformi, aveva un’identità.
La coerenza si è diluita nel tempo, inevitabile scotto della crescita del mercato. Prima un’applicazione si metteva al servizio dell’utilizzatore; oggi è una testa di ponte nella guerra per l’attenzione e i portafogli.
Steve Jobs sapeva che si possono fabbricare milioni di iPhone tutti uguali, ma uno Steve Jobs è irripetibile. Così si adoperò per la successione ad Apple così che alla sua amministrazione seguisse qualcosa di segno diverso.
L’errore è credere che per forza di cose serva sempre uno Steve Jobs e un articolo di Tripp Mickle sul Wall Street Journal,
ripreso da MacDailyNews, spiega perché.
Jay Gogue, già presidente della Auburn University, ha dichiarato di avere discusso con Tim Cook della convinzione di Colin Powell [generale dell’esercito statunitense] per cui il management ha il compito di spostare un esercito da un punto a un altro, mentre il leader sposta un esercito dove nessuno avrebbe mai pensato che fosse possibile. “Ci sono momenti per essere un bravo manager e momenti per essere un bravo leader”, dice Gogue. “Lui lo sa”.
Sempre nello spirito dello slow news cycle mi piace ricordare i tempi in cui Internet era un posto dove si scoprivano le cose e si potevano scoprire cose che non ci si sarebbe mai immaginati.
Molto tempo fa esisteva un sito chiamato URoulette il cui scopo era spedire il visitatore a un altro sito, scelto a caso. Ci avevo costruito sopra una rubrica e il piacere di scriverla era niente rispetto al gusto dell’ignoto.
In California ci sono 6,2 milioni di studenti. Molti di essi, se non tutti, inizieranno l’anno scolastico a distanza e sappiamo quanto questo sia problematico per le famiglie che hanno meno disponibilità, a partire dagli apparecchi.
Lo Stato californiano si è accordato con il provider T-Mobile e con Apple per
fornire iPad e connessione cellulare a prezzi agevolati a un milione di studenti da qui a fine 2020, con centomila macchine già disponibili per l’inizio delle lezioni.
Commenti a profusione sulla notizia che gli scienziati cambiano i nomi ai geni per non farseli convertire a tradimento da Excel.
Zero commentatori a soffermarsi sul fatto che la notizia si basa su uno studio del 2016, di cui si parlò
persino qui, dunque in abbondanza. Siamo tutti assuefatti al sovraccarico informativo e si vede. Forse dovremmo diffondere un link in meno, rileggere prima di commentare, guardare una pagina concentrati oppure saltarla, se l’esito finale è identico.
Nello scrivere dell’
ascesa di Phil Schiller al ruolo di Apple Fellow ho fatto un elenco di alcuni dei personaggi che hanno ottenuto il riconoscimento, limitandomi ai più comuni.
Ho appena scoperto di avere dimenticato un nome primario:
Bill Atkinson divenne il terzo Apple Fellow, dopo Steve Wozniak e Rod Holt, insieme a Rich Page, per il suo lavoro su Lisa.
Il dettaglio interessante nel post di Pixel Envy, che riprende un ricchissimo
aneddoto di Andy Hertzfeld, è che la carica di Apple Fellow attesta un merito tecnico.