Nel 2012 Apple diede scandalo: mostrò con iBooks Author che un docente poteva ambire a creare contenuti di qualità per le proprie classi. Per chi era abituato a parcellizzare il libro di testo ufficiale, oggi ragazzi si va da pagina mille a pagina millequindici, deve essere stato uno shock culturale: essere considerato un soggetto attivo e consapevole, invece che un ripetitore. Si creava anche un problema motivazionale, dato che per essere attivi bisogna volerlo.
Ebbene sì, ho provato a scherzare con il fuoco e vedere l’effetto che fa.
Ho sottratto Magic Trackpad a Mac e lho collegato a iPad mentre ero in viaggio e con un sacco di cose da scrivere.
In omaggio alla famosa obsolescenza programmata di Apple, ho collegato con successo una periferica avviata a compiere dieci anni di vita a un iPad Pro 2018. Come anticipato dal supporto, con un Magic Trackpad di prima generazione non funzionano lo scrolling e alcuni gesti.
Un vecchio adagio dell’informatica aziendale recitava che nessuno è mai stato licenziato per avere scelto IBM. Scelta collaudata, inossidabile, l’azienda fa così e basta. Nessun bisogno di pensare o porsi un problema, risposta automatica.
Nel tempo, si è cominciata a dire la stessa cosa per Microsoft, profetizzando che sarebbe diventata vera per Google e in realtà rivelando il principio sottostante: non è la scelta migliore e neanche una scelta, semplicemente la via più breve a coprirsi il didietro.
Leggo che la città-stato di Amburgo in Germania potrebbe passare all’uso di Linux e software open source per la sua amministrazione, che coinvolge migliaia e migliaia di postazioni di lavoro. La stessa scelta potrebbe ricapitare a Monaco di Baviera, che all’incirca cambia idea secondo chi diventa sindaco.
So che oggi è in corso uno sciopero del mondo della scuola.
Chiederei a chi sciopera che software fa usare ai suoi studenti per compiti ed elaborati vari.
Leggo di uno sciopero previsto per domani, 8 giugno, da parte del personale scolastico.
Leggo (con pazienza, essendo chilometrica) la pagina di Reddit in cui sono comparse migliaia di domande per lo staff di SpaceX, l’azienda di Elon Musk – patron di Tesla – che ha dimostrato di poter abbattere i costi dei missili per le missioni spaziali e ora prepara lo sbarco sulla Luna.
Termini ricorrenti nelle risposte dei tecnici di SpaceX: Linux, Chromium, JavaScript, C++, Html, CSS.
Dieci anni fa sono stato davvero a cuore aperto per un po’. Non mi sono accorto di niente, ovvio. L’operazione è perfettamente riuscita e da allora funziona tutto al cento percento.
In questi ultimi tre mesi, un pezzo di cuore, stavolta inteso come amicizie, persone, talenti, è rimasto chiuso. Nessun dolore fisico ma tanta frustrazione, perché il virus non fa distinzioni e invece dovrebbe, persino se ha l’intelligenza di un gomitolo di RNA.
Sul mio computer voglio la libertà di fare come mi pare è una goliardata. Merita rispetto chi sul computer (come in altri ambiti) vuole salire a un livello superiore.
Uno dei bersagli preferiti dei paladini della libertà apparente è iOS, perché il filesystem, perché il desktop, perché non funziona come sono abituato quindi è sbagliato.
iOS, anche se in misura minore di macOS (che, a essere di manica larga, ha il doppio degli anni), dispone degli strumenti per salire a un livello superiore, a partire dai Comandi rapidi.
Esiste una qualche attività digitale per la quale non sia pronta una web application sporca, maledetta e subito, gratuita o quasi gratuita, con una interfaccia il più possibile delirante e perfetta per eseguire in fretta un lavoro approssimato? No, non c’è. O almeno non me ne sono accorto.
Capisco che il browser sia una tentazione irresistibile per risparmiare sullo sviluppo, ci sono ottime ragioni lato sviluppatore per fare cose che funzionano lì dentro invece che in una app.
Ho il privilegio di condividere questa lectio magistralis di Sabino. Chi preferisce può leggerla sul suo blog Melabit. Chi voglia iscriversi al gruppo Slack può scriverlo in fondo alla pagina, nei commenti.
§§§
Il canale Slack Goedel di Lucio Lux Bragagnolo è una miniera di discussioni stimolanti (se non siete iscritti fatelo, non ve ne pentirete). Qualche giorno fa Eugenio chiede:
[…] per mio figlio ho preso un iPad 7 generazione, la differenza con il 4 si sente tutta […].
Quando pareva che le premesse fossero quelle del classico pasticcio all’italiana, o all’europea, non ho esitato a distanziarmi dall’idea di Immuni.
Lo hanno fatto in tanti, compreso qualcuno che è riuscito a fare la voce abbastanza grossa. Immuni ha cambiato modello di funzionamento e ora si appoggia all’architettura studiata apposta da Apple e Google per dare il massimo di privacy e il minimo di rischio per i dati personali.
È open source e possiamo contare su una ragionevole sorveglianza da parte di quelli che hanno la capacità, il tempo e la motivazione di esaminare il suo codice costitutivo.