Noi ci trastulliamo con i tensori e intanto c’è chi fa cose importanti come il land tedesco di Schleswig-Holstein che prosegue il suo
piano di sostituzione del software Microsoft con software open source, di cui si è dato conto inizialmente
quasi un anno fa.
La parte più avanzata del piano è il rimpiazzo di Office con
LibreOffice, completato al settanta percento e previsto come terminato per il prossimo ottobre. Sono trentamila postazioni.
Sono in corso, solo meno avanti, i piani di eliminazione di Outlook ed Exchange nonché di Active Directory, il piano di compatibilità con il software amministrativo specializzato e l’implementazione di un sistema di telefonia open source.
In un mondo che ci è ostile
dominato dalla droga
c’è una stella che riluce
c’è qualcosa in cui sperare…
(
Alfieri, Elio e le Storie tese)
Per quanto le previsioni sul futuro siano noiose e quelle sul futuro di Apple siano le più noiose di tutte, ci sono le eccezioni. Secondo un articolo di Bloomberg riportato da 9to5Mac, iOS 19 (in arrivo in autunno) potrebbe contenere
il redesign dell’interfaccia utente più importante dai tempi di iOS 7.
È notorio che che passare troppo tempo a testa in giù congestioni la circolazione cerebrale e così non stupisce che, in Nuova Zelanda, il sistema sanitario nazionale si basi su un
singolo foglio Excel.
Il bilancio complessivo del reparto è intorno ai sedici miliardi di dollari americani e attualmente c’è una crisi in corso dato che le previsioni di budget sono saltate.
Così è emerso che l’amministrazione del servizio si basa sul foglio Excel e, sorpresa, che non è efficiente. Il rapporto finanziario mensile richiede dai dodici ai quindici giorni per essere consolidato e cinque giorni per essere analizzato. Praticamente il mese se ne va solo per riuscire a presentare il rapporto.
Una piccola isola di consolazione nella desolazione che affligge questi giorni è l’arrivo di
MacTeX edizione 2025.
Attenzione perché la notizia è fresca e qualche server più periferico degli altri potrebbe rimanere alla versione 2024 per un paio di giorni.
E poi diamoci dentro con LaTeX perché la bellezza è un buon antidoto alla grettezza e al cinismo. Documenti eleganti e ben impaginati alleviano la sciatteria e l’indifferenza. Una fake news non sarà mai composta alla perfezione.
Presumo che ciascuno conosca un programma per realizzare presentazioni in Markdown dentro il Terminale e dal Terminale erogarle.
Quindi colmo la lacuna da parte mia e introduco
presenterm.
La parte che mi intriga è l’inserimento nelle slide di snippet di codice e di funzioni che possono cambiare l’effettivo contenuto della slide in base alle condizioni. Ci sono vari altri punti di interesse e la documentazione è ottima e abbondante per approfondire, come gli esempi già pronti e anche una demo.
John D. Cook ha scritto un sintetico post sulle
differenze tra token e parole che renderei obbligatorio nelle scuole. O almeno per iscriversi a Facebook.
Le presunte intelligenze artificiali non ragionano per parole (word) ma per frammenti (token). Un token può corrispondere a una parola e, sulle parole comuni, accade molto spesso. Più una parola è rara e maggiore è la possibilità che sia spezzata internamente in tanti più token.
Anche dove un token corrisponde a una parola, corrisponde a un particolare uso di quella parola. Nella frase Hello world!, il token 1917 (nel motore usato da Cook) corrisponde a “ world”. Notare lo spazio. Se all’inizio di un’altra frase world compare all’inizio e quindi è scritto World con la W maiuscola, il token relativo sarà 10343. A una singola parola potrebbero corrispondere numerosi token, uno per ciascun particolare utilizzo.
È dai tempi del fiasco sulle elezioni presidenziali americane del duemilasedici che Nate Silver è uscito dalle mie preferenze informative. L’uomo che aveva previsto brillantemente i successi di Obama aveva fatto lo stesso, solo con Hillary Clinton e
vedere nella notte prendere forma il risultato opposto, nonostante il wishful thinking che la redazione continuava a mostrare un articolo sull’altro, con risultati sempre più grotteschi.
Il sito è FiveThirtyEight, fondato proprio da Silver. Anzi, era, perché gli editori attuali
hanno licenziato il personale e chiuso tutto. Cose che capitano, con mille ragioni. Spiacevoli, spesso inevitabili. Cambiano anche i venti della politica, certe cose non vorremmo mai vederle, tuttavia accadono e dobbiamo farcene una ragione.
Ci si accontenta anche di poco e oggi mi accontento della notizia che, il 28 marzo,
torna Friday Night Baseball su Apple TV+.
Sono annunciati contenuti speciali per Vision Pro come novità. Mi accontento anche solo delle partite.
Apprendiamo dal Guardian di una famiglia inglese, disperata perché la figliola di otto anni
ha speso in novanta giorni ottomilacinquecento sterline attraverso il proprio iPhone, mandando denaro su svariati canali YouTube (sì, il titolo del giornale chiama in causa App Store, che c’entra zero).
Da padre, massima solidarietà alla famiglia e critica severa ad Apple che ha mostrato ben poca comprensione e ha rimborsato solo una parte degli acquisti effettuati davvero su App Store, poche decine di sterline. Certo, se ci si mettono tutti poi è un disastro; certo, ci sono le salvaguardie; certo, certo, però capisci se hai davanti un nucleo di truffatori oppure due genitori sprovveduti e agisci come deve fare una Apple, cioè fare la cosa giusta. Altrimenti fai una brutta figura.
Parliamo di un film di animazione che ha vinto oltre sessanta premi, tra cui un Golden Globe, e raccolto due nominations agli Oscar.
Un film realizzato in cinque anni e mezzo che è costato tre milioni e settecentomila dollari,
meno della cinquantesima parte di quello che è costato
Inside Out 2 di Pixar.
La ragione è principalmente l’utilizzo di
Blender, sistema di modellazione 3D, open source e
ufficialmente sostenuto da Apple.
Non proprio tutti abbiamo in tasca quattro milioni di dollari. In compenso, chiunque di noi potrebbe girare un
Flow lavorando dal proprio Mac. In cinque anni, di difficoltà se ne superano.