Su Pixel Envy è apparsa una disamina impressionante dei
risultati della fotografia con ProRaw a bordo di iPhone.
È chiaro che la fotografia non è più quella dei nostri padri. Ma non è nemmeno più la nostra. Bisogna fare un salto in avanti, chi abbia un interesse concreto oltre il punta-e-scatta, e percorrere nuovi territori.
Non c’è modo di riassumere in breve le conclusioni tratte nell’articolo, che prende in esame più situazioni diverse e mette a confronto ProRaw con il nuovo formato compresso Heic e con la produzione di eccellenti app fotografiche come
Halide e
Obscura (che non esito a dichiarare ottimi regali per un Natale diverso ad appassionati di fotografia in un mondo dove scambiarsi pacchetti sarà più complicato del solito). Le foto mostrate sono molte, le differenze analizzate nel dettaglio, l’approccio molto equilibrato e privo di partigianerie o pregiudizi di partenza. Uno di quei momenti dove sei contento che esista Internet e due soldini all’autore li dai volentieri per il servizio reso.
Craig Federighi, Vice President Apple per il software,
ha preso parola alla DataProtection and Privacy Conference.
Da sentire e anche
da leggere. In Europa, per il rappresentate di un’azienda americana, sono temi difficili e dice molto del ruolo chiave di Federighi a Cupertino questo suo intervento, che ordinariamente avremmo visto tenere a Tim Cook.
L’evoluzione nella tecnologia può accadere talmente in fretta che cinque o dieci anni possono sembrare un tempo lungo. Ma, quando considero il lavoro di Apple sulla privacy, guardo molto più lontano. Cerco di immagina come il lavoro che svogliamo possa impattare sui prossimi decenni; perfino a un secolo da oggi.
Non posso farlo dalla posizione del grafico professionista e neanche esperto: sono un ignorante dotato appena del minimo di esperienza per avere risultati decenti per il web o effettuare qualche modesta correzione di colore.
Questo premesso, sono passato da
Pixelmator a
Pixelmator Pro per la modesta cifra di 21,99 euro grazie a una promozione su Mac App Store.
La potenza che mi sono ritrovato sotto le dita, che peraltro devo imparare a riconoscere e dominare prima di capire bene cosa ho a disposizione, è senza confronto rispetto alla spesa.
Ora di scrivere un libro sui danni provocati dal software che offre una finta libertà e, con la scusa del professionale, consente alle teste di offuscarsi nonché all’analfabetismo funzionale di prosperare insolente.
Ho appena finito di parlare
di Excel, volontariamente incapace di dare compatibilità su una qualsiasi tabella di testo; e si capisce che la questione dell’incompatibilità delle macro o di funzioni esoteriche è un problema falso, falsissimo; il pozzo è avvelenato fin dalla superficie.
Da quando avevo segnalato al volo
l’esistenza di un foglio Google condiviso per raccogliere dati sulla prestazioni dei giochi in ambito M1 la situazione si è evoluta.
Ora abbiamo il sito
Apple Silicon Games in tutto il suo splendore, con oltre quattrocento giochi messi alla prova, motore di ricerca interno e note aggiuntive varie su prestazioni, Mac, financo controller.
La striscia di informazioni e di segnalazioni inizia ad allungarsi; è già significativo di per sé che succeda qualcosa del genere. In altre circostanze, nemmeno si sarebbe pensato alla mera installazione di giochi su Mac.
Si avvicina la fine dell’anno e giustamente si smaltiscono le ultime assurdità.
Mi ero appena ripreso dal
plugin di WordPress che rifiuta i nomi file con il trattino.
Oggi ho un file Excel che si visualizza in modo anomalo su Numbers e pure su LibreOffice.
Il file contiene, rullo di tamburi, tre colonne di testo per una ottantina di righe. Excel riesce comunque a operare una qualche magia per complicarne la fruizione in un altro programma.
Ogni tanto emerge in Europa un dibattito sullo strapotere delle multinazionali e di come esse condizionino governi ed enti pubblici grazie al loro potere di pressione.
Poi leggo che lo Stato della California lancia la sua app di tracciamento contatti per il contrasto alla pandemia, app che si aggancia al framework messo a punto congiuntamente da Apple e Google e usato, per esempio, nella nostra
Immuni, l’App Che Stranamente Non Ha Risolto La Crisi Coronavirus Da Sola.
Il tempo dello scripting, naturalmente. I calendari dell’Avvento a tema informatico sono più vivi che mai e ne ho scovati diversi.
Quello che mi piace di più resta
Advent of Code:
un calendario dell’Avvento di piccoli enigmi da programmazione per ambiti e capacità di livello variegato, risolvibili in qualsiasi linguaggio di programmazione a piacere […] Per partecipare non serve una preparazione informatica ma un pizzico di conoscenza della programmazione e qualche capacità di problem solving; chi li possiede arriverà lontano. […] Qualsiasi problema ha una soluzione che si completa al massimo in una quindicina di secondi su hardware di dieci anni fa, quindi non serve un computer particolare.
Il 10 settembre 2013,
ricordava Jean-Louis Gassée, Apple annunciò il processore A7 per iPhone 5S, il primo a sessantaquattro bit per iOS.
Patrick Moorhead
twittò i 64 bit aggiungono al massimo più memoria e più registri. Punto.
Oggi M1 esce mentre la serie A è arrivata al numero quattordici. Patrick Moorhead ha criticato aspramente i nuovi Mac con M1 per varie ragioni, tra le quali la
mancanza di connessione 5G (più lo rileggo, più è sensazionale).
Non ora; è comunque chiaro che prima o poi mi arriverà in casa un Mac Apple Silicon, con M1 o chissà.
Sarà bene ricordare che
cambiano le modalità di startup cui abbiamo fatto l’abitudine per vent’anni o circa.
Il più delle volte si tratta di tenere premuto il pulsante di accensione fino a che si vede il caricamento di un menu di opzioni di partenza; molto di quello che c’era è reperibile dentro il menu.