È appena scoccato il ventiseiesimo compleanno di
FreeCiv e da un mesetto il gruppo degli sviluppatori riceve feedback rispetto alla terza e ultima beta di FreeCiv 3.0.
Dai commenti sembra di capire che finalmente ci sarà la compatibilità Mac.
Due belle notizie, per la comunità open source e per quella di macOS. FreeCiv interessa chiaramente agli amanti del genere; per loro, però, è una bomba.
Si avvicina Natale e poche cose fanno meglio al mondo del software che una donazione, anche minuscola, a progetti software liberi e di qualità di cui tutti possono beneficiare a costo zero. In che altro settore industriale, sociale, materiale, animale, minerale può mai accadere qualcosa di simile?
Dopo qualche giorno di utilizzo, ho da aggiungere qualcosa alle
primissime note di adozione di iOS e iPadOS 15.
Amo moltissimo la nuova gestione della doppia finestra di lavoro su iPad. Organizzare le coppie di programmi al lavoro contemporaneamente sullo schermo è diventato un gioco. Prima non mi dispiaceva, all’opposto di molte critiche negative, ma certamente ora è migliorato e in modo sensibile.
Vale per tutte le mie occasioni di multitasking e vale ancora di più per Safari, con il quale avevo penato settimane prima di interiorizzare il sistema per eliminare un gruppo di pagine non volute. Il sistema c’era e non era neanche complesso; ero io che non lo vedevo. Con iPadOS, in trenta secondi l’ho visto. Forse è un progresso solo per me, però sono proprio soddisfatto.
Nutro poca fiducia nel sistema politico italiano così come nei politici italiani. Per qualche anno abbiamo avuto tuttavia un bravo politico che è anche riuscito a fare funzionare il sistema, pur non riempiendo le cronache del gossip di palazzo.
Stefano Quintarelli ha lasciato (almeno per ora) ufficialmente la politica e ha riassunto la sua esperienza in
un post formidabile che va assolutamente letto nella sua interezza.
Ciò che distingue Quinta (mi permetto il soprannome perché lo conosco) dal novero dei politici comuni è che lui arriva dall’informatica ed è uno dei padri dell’Internet italiana. Una figura di competenza straordinaria che sicuramente non aveva la necessità di occupare uno scranno parlamentare per soldi o per ambizione fine a se stessa.
Ho
scritto una volta per No Rocket Science, ma avrei adorato essere l’autore della puntata
Imparo, imparo, sì che imparo.
Chiunque l’abbia scritta, ha iniziato o va avanti a destreggiarsi con
AirTable,
Ecamm Live (L’
OBS Studio dei ricchi) e
Duolingo.
Che mestiere fa? Non lo so (non so chi sia, l’autore, per quanto possa avanzare alcune ipotesi). E non conta. Chi mai potrebbe avere studiato AirTable a scuola, o avere frequentato un master di Ecamm Live? In che curriculum potrebbero mai essere stati visti?
Le cronache mostrano impietose un livello di analfabetismo numerico cui sta dietro solo l’ignoranza dell’italiano.
Impegnarsi verso l’esterno è difficile. Gli analfabeti più esposti e più probabilmente visibili nelle nostre bolle relazionali hanno in realtà problemi psicologici e insegnare loro qualcosa non si può; al massimo sono (molto cautamente) accompagnabili per mano in un percorso di recupero difficile, lungo e a fasi alterne.
Dove non dobbiamo sbagliare è su noi stessi. È facile cedere a certe sirene se non abbiamo una tranquilla e solida nozione di che cosa significano numeri e dati. Il calcolo delle probabilità è uno dei bastioni più critici, dove si consumano le battaglie più frustranti e sanguinose.
Per principio, non mi occupo degli aggiornamenti di sistema, che possono essere automatici e quindi trovo poco sensato inserire nella mia agenda di cose da fare manualmente.
Un effetto collaterale è che, come è appena accaduto, sia arrivato solo ora su iPad Pro e iPhone la notifica dell’aggiornamento di sistema pronto da installare.
Aggiornamento che, si badi bene, avrebbe voluto essere iOS 14.8.1; ma un pulsante permetteva di andare direttamente a
iOS 15 e così ho fatto. Aspettando che lo proponessero le macchine, iOS 15 mi è arrivato già completo di aggiornamento a 15.1, il che mi ha fatto risparmiare una procedura.
Dovrebbe essere chiaro, spero che titolare
Abbiamo provato giochi per PC su un MacBook Pro Mi Max ed è stato un disastro è evidentemente contromarketing, pagato dietro le quinte da qualche soggetto invidioso o rosicone, che deve cercare di mettere in cattiva luce un concorrente difficile da emulare.
Emulare è la parola chiave, perché Tom’s Guide ha scelto dichiaratamente la strada meno efficace e solo quella: giocare titoli per Windows emulandoli via
Parallels.
In aggiunta alle cose appena scritte ieri, voglio rimarcare quanto Notes fosse un software selvaggiamente innovativo per gli anni ottanta e come sia gradualmente stato accantonato a favore di cose Microsoft che valevano meno, erano a innovazione zero e si sono affermate non per merito ma per tattiche di marketing e posizionamento, oltre che per il monopolio di Ms-Dos e poi di Windows.
Nessuno lo può spiegare meglio di Steven Sinofsky, che di Windows fu responsabile per un bel po’. La storia completa è a pagamento, ma anche questa
veloce ripassata via Twitter è adeguata almeno a porsi il problema.
Ho appena imparato che per capire quanto presto se ne sia andato Steve Jobs ho dovuto perdere un amico praticamente alla sua stessa età.
Emilio se ne è andato troppo presto. Ha vissuto la rivoluzione informatica e se fosse stato appena più cinico e senza scrupoli ne sarebbe forse stato un protagonista diretto. Invece era troppo onesto e sensibile, retto e intelligente ed è restato nelle retrovie, mentre sul palco saliva sempre qualcun altro.
C’è chi sta a fare le pulci al connettore, a contare le porte, a fare lo scettico, a discettare di innovazione che manca.
C’è chi invece fa a tal punto da potersi permettere
il gioco. Attività fine a se stessa, tramite la quale si raggiunge l’illuminazione.
Solo chi fa male non trova il tempo di ridersi addosso. Solo i mediocri mancano di autoironia.