Durante il
Super Bowl, oltre al titolo del football americano, si combatte anche una gara tra pubblicitari. Trasmettere uno spot durante la partita è costosissimo ma, per le aziende, può essere un’occasione veramente unica per sfondare. Probabilmente per questo si è giocato anche un derby tra trader di crittovalute,
Coinbase e
Crypto.com. Pur non avendo particolare interesse verso Bitcoin e compagnia, ho pensato di provare a farmi un account su ciascuna piattaforma, per vedere l’effetto che fa.
Il cinquantaseiesimo
Super Bowl poteva essere una partita inevitabile e però prematura, di passaggio tra generazioni, e invece.
Contrariamente rispetto alle ultime edizioni, mancavano i grandi nomi e le grandi squadre: ad affrontarsi a bordo campo, i due allenatori più giovani della NFL, e in campo il quarterback più intercettato e quello più placcato sul posto. I team tradizionalmente da vertice sono usciti di scena nei playoff poco a poco, fino a scomparire nelle finali di conference; il quarterback del decennio,
Tom Brady, ha annunciato il ritiro per l’appunto dopo la sconfitta a una sola partita dalla finalissima.
Sono molto stanco e molto soddisfatto della settimana appena trascorsa, a tutti i livelli. Sono una persona fortunata e devo ricordarmelo.
Stanotte va pure in onda il Super Bowl, che da privilegiato
guarderò con il commento originale; arriverò a lunedì ancora più stanco e soddisfatto (specialmente se sarà una bella partita).
Mi si perdonerà, spero, se per oggi abdico ai miei doveri di cronaca a favore di un vacuo intrattenimento mediale. Ma davvero, in questo momento la capacità di concentrazione e di analisi ha livelli pari all’utilità di
questa barra di progressione.
Come
anticipato, ecco una piccola novità per questo blogghino: si è tornati all’esperienza estetica e funzionale maggiormente rappresentativa di QuickLoox.
Sotto il cofano non c’è
Octopress, come quando ero partito; il motore è rimasto quello di
Hugo, adottato a fine 2021 per ragioni di urgenza tecnica, che mi piace fino a un certo punto ma ha il merito innegabile di avere funzionato al primo colpo, vantare una comunità a supporto, presentare documentazione decente, essere velocissimo e ragionevolmente completo.
Vale la pena seguire – e criticare se è il caso – Apple perché è davvero una azienda diversa dalle altre, come testimonia la mia lettura per il weekend:
Come Apple è organizzata per l’innovazione, di Joel Podolny e Morten Hansen.
Podolny ha retto per molti anni,
fino ai tempi recenti, Apple University e pochi sono più in grado di lui di descrivere l’anima della struttura e del funzionamento di Apple.
Quando Jobs tornò in Apple, trovò una struttura convenzionale per una azienda di quella dimensione e per il suo settore di attività. Era divisa in unità di business, ciascuna responsabile in proprio di profitti e perdite. C’erano direttori, tra gli altri, della divisione Macintosh, dei prodotti per la linea server e per gli apparecchi da informatica domestica. Come accade spesso dove ci sono unità di business decentralizzate, i direttori tendevano a confliggere l’uno con l’altro. Convinto che il management convenzionale penalizzasse l’innovazione Jobs, nel primo anno come amministratore delegato dopo il suo ritorno, licenziò in un giorno tutti i direttori delle unità di business, sottomise l’azienda a un unico conto di perdite e profitti e riunì i vari reparti in una unica organizzazione funzionale.
È da tempo che Apple accusa una grande pressione per le sue politiche commerciali su App Store, con la commissione del trenta percento che appare eccessiva e inadeguata per i tempi, il problema del divieto per le app di usare sistemi di pagamento che non siano App Store stesso eccetera. John Gruber ha recentemente scritto
un bel compendio sulla situazione olandese, il cui governo ha multato Apple per tre volte rispetto a certi obblighi che dovrebbe osservare sulle app per il dating.
Ho letto un articolo che mi ha lasciato molto perplesso,
Le impostazioni non sono una falla di progettazione, di Adrien Griveau di Linear.
Il tema è uno di quei grandi dipende e per fortuna Griveau lo sa; per questo scrive
C’è una differenza tra le impostazioni che un prodotto deve azzeccare di default e quelle su cui progettisti non dovrebbero, deliberatamente, avere una forte opinione.
Il dettaglio dove si nasconde il diavolo è quante e quali impostazioni ricadano nel primo insieme oppure nel secondo.
Quest’anno il
Super Bowl viene trasmesso in chiaro dalla Rai (e in cifra da Dazn), per cui non servono acrobazie particolari per guardarlo. Ciononostante, ho visto in vendita sul sito Nfl un
Game Pass valido trentuno giorni di visione a novantanove centesimi e così mi sono concesso il lusso di guardare la partita domenica notte con il commento originale.
Con la app
NFL Game Pass International si arriva su qualsiasi apparecchio, tv compresa; non dovrebbero esserci problemi di confini (e anche se ce ne fossero, accenderò la Vpn).
I programmatori indipendenti di
Hello Games hanno conosciuto un certo successo grazie al loro gioco
No Man’s Sky. Il quale ha venduto più che abbastanza da indurli a trascurare la loro prima creazione in assoluto, Joe Danger, che pure aveva venduto un milione di copie.
Tra quel milione c’è anche il padre di Jack, un bambino di otto anni, legatissimo a Joe Danger come può esserlo un autistico che, accade molto spesso, usi un videogioco per mediare il suo difficile rapporto con la realtà e con le altre persone.
Una bellissima
lezione di Dr. Drang per imparare la base delle espressioni regolari, a partire da uno spunto semplicissimo originato da un
gioco di parole piuttosto in voga.
Un elenco di parole con identico numero di lettere, una sequenza iniziale particolare, una domanda: dopo il primo tentativo, c’era una sola soluzione oppure anche altre?
Drang ci arriva una lettera per volta e, nel farlo, costruisce una espressione regolare da principianti, seppure pregnante. Da principianti non per qualità, ma per il contenuto: le cose basilari che si apprendono nel raggruppare caratteri e cercarli in un testo. Difficile spiegarlo con più immediatezza.