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11 mag 2023 - Internet

Lo capiremo domani

Quando uso una parola – disse Humpty Dumpty in tono di scorno – significa quello che ho deciso che significhi; niente di più, niente di meno.

Il problema è – disse Alice – se tu possa dare alle parole così tanti significati differenti.

Il problema è – disse Humpty Dumpty – chi debba comandare. Tutto qui.

( Lewis Carroll , Attraverso lo specchio)

Il problema del cambiamento pro domo propria del significato delle parole è centrale e un sacco di gente oggi prova a ridefinire un software come intelligente o capace di comprendere coniando una definizione di intelligenza e comprensione che si adatti a ciò che in mente, sperando di imporla se appartiene una maggioranza o, comunque, magari per convincere un finanziatore a tirare fuori denaro. È un comportamento deprecabile, analogo a quello di certi politici che operano lo stesso trucco su parola come democrazia o libertà.

Nel riconoscere che certi termini hanno comunque sfumature che impediscono di assegnare significati veramente univoci, quantomeno bisognerebbe seguire persone che, se proprio sentono l’esigenza di modellare i significati delle parole, lo facciano con un minimo di onestà e rigore.

Può tornare utile l’esempio di Yoav Shoham, scienziato che in un seminario condotto dall’Università di Stanford ha parlato di come comprendere la comprensione .

Shoham decide che il criterio per valutare la comprensione sia la capacità di rispondere alle domande. Ci sono obiezioni autorevoli di lunga data a questa posizione; più pedestremente, un neozelandese ha vinto il campionato di Scarabeo in francese senza sapere il francese , grazie all’apprendimento di un immenso elenco di parole francesi delle quali non aveva, appunto, la comprensione. Però, appunto, usa un approccio scientifico e quindi permette eventualmente a un interlocutore di mettere in discussione il suo modello.

Lungo la presentazione vengono definiti scientificamente criteri di definizione e misurazione. Un’entità sa rispondere alle domande se genera un livello di soddisfazione x in chi ha formulato la domanda; è lecito rispondere non so ma non su tutto; viene data una definizione di ridicolo per affermare che un’entità capace di comprendere non deve mai rispondere coprendosi di ridicolo; e altro ancora.

Shoham è un adepto di Turing (come il sottoscritto, dieci livelli più sotto) e ritiene che non siamo in grado di definire vincoli rispetto a che capacità umane possono essere imitate da un computer. Alla domanda Allora, i computer possono comprendere? – misurata sulla sua definizione piuttosto concessiva di comprensione – la risposta è

Sì, possono, ma non oggi.

So, yes they can, but don’t yet.

E questo dovrebbe essere abbastanza per chiudere una discussione sul tema.

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