Quando solcavo gli oceani del computing personale a bordo del mio Power Mac 7500/100 neanche lontanamente potevo immagine che un parente strettissimo del mio processore avrebbe lasciato un giorno l’atmosfera terrestre, per dare vita al James Webb Telescope.
Did you know that James Webb Space Telescope runs on RAD750?
— Pavol Rusnak (@pavolrusnak) January 9, 2022
It's a $200,000 radiation-hardened single-board computer based on PowerPC 750 running at 118 MHz, first released over 20 years ago in 2001.
For comparison, a $35 Raspberry Pi 4 released in 2019 is around 35x faster.
Un PowerPC 750 discendente del primo esemplare presentato nel 2001, funzionante a centodiciotto megahertz e opportunamente protetto contro le radiazioni cosmiche.
Per confronto, un Raspberry Pi 4 del 2019 da trentacinque dollari è circa trentacinque volte più veloce.
Sicuro, ma prima che entri nella storia dell’astronomia, anche alla sua massima velocità, ci metterà qualche tempo.
In effetti, dopo l’affascinante The Right Stuff di Tom Wolfe dedicato agli eroi e antieroi umani del programma spaziale americano, non è ancora uscito qualcosa che metta insieme le storie dei chip che hanno contribuito a portare l’umanità in orbita, sulla Luna, nel sistema solare e – grazie alle sonde Voyager – nello spazio interstellare.
Può darsi che tra molti anni qualche pannello solare sperduto tra le galassie funzioni ancora e che ci saranno processori PowerPC a elaborare istruzioni quando nemmeno i musei dell’informatica esisteranno più.
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