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26 ott 2020

Scuole di pensiero

È veramente difficile pensare alla nostra scuola in questi giorni senza sentire voglia di fare polemica. A causa del coronavirus sono rimaste chiuse per un quadrimestre, durante il quale abbiamo sentito alla nausea le geremiadi su come fosse brutta la teledidattica e quanto fosse indispensabile riaprire le scuole.

Uno che avesse detto una parola su quello che doveva cambiare, prima di riaprire. L’inadeguatezza degli spazi e delle strutture; il virus della burocrazia, che non uccide nessuno ma mortifica tutti; la necessità di ripensare radicalmente programmi e dinamiche della scuola, che continua a funzionare come nell’Ottocento, solo che siamo nel Duemila.

Contava riaprire e basta. Anzi, contava riaprire esattamente come prima. Ci voleva poco a capire che, come la scuola di prima ieri ha dovuto chiudere, la scuola di prima oggi è candidata a rifarlo. Volevano riaprire le scuole in presenza per esorcizzare il demone della teledidattica, che non capiscono e non sanno praticare. Hanno ottenuto quello che volevano e ora riavranno la teledidattica come conseguenza della loro inettitudine e di quella del governo, il che dice molto sulle rispettive intelligenze.

Andiamo a respirare piuttosto un po’ di aria fresca, grazie alla visita in Estonia del team di Cambridge Mathematics per vedere come fanno da quelle parti a insegnare matematica.

Nelle tre classi che abbiamo visitato, ci siamo concentrati sull’uso della tecnologia digitale. In due di esse consisteva nell’uso di iPad; ogni ragazzo ne aveva uno, sapeva usarlo bene e l’apparecchio era realmente incorporato nella lezione, impiegato soltanto quando c’era una buona ragione per farlo. Gli insegnanti ci hanno parlato con entusiasmo delle possibilità offerte dall’informatica e in tutte le lezioni che abbiamo seguito questa è stata alternata con altre attività complementari, per esempio l’origami. Nella terza classe che abbiamo visitato, abbiamo osservato come funziona la Computer Based Maths. È un progetto centrato sulla statistica, progettato congiuntamente dagli specialisti estoni in insegnamento della matematica e Wolfram. Per quanto sia una parte molto piccola del curriculum estone, volevamo vedere come il docente riusciva a tenere unita una classe con capacità miste e se il software Mathematica supportava un’esperienza di soluzione problemi sia realistica sia efficace, due questioni per noi interessanti visto che a Cambridge abbiamo esplorato un progetto simile, solo concentrato sulla geometria.

Niente di che. Scambio culturale, apertura a strumenti nuovi, sperimentazione ragionevole, progetti concreti. Basta poco per sentirsi un altro pianeta.

Mentre noi ci preoccupiamo che ogni classe abbia la propria lavagna interattiva, in Estonia hanno il videoproiettore, ma preferiscono inviare i contenuti su apparecchi portatili individuali.

E infine:

[I docenti estoni] sono ben preparati […] e liberi di prendere le proprie decisioni in base alla materia e alla loro conoscenza degli studenti. […] C’è una forte enfasi sulla creatività del curriculum e sull’educazione culturale, vista come assolutamente essenziale.

Non so se mostrare che cosa succede non lontanissimo da noi sia fare polemica. Di certo, mi sembra di intravedere un modello più resistente a problematiche come quelle attuali.

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