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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

25 set 2020

Pace e programmini

Può anche essere una giornata di lavoro veramente pessima, mentre fuori si scatena il temporale e l’estate termina. Però leggi che Pixelmator Pro 1.8 si è aggiornato con un bel supporto di AppleScript e, comunque, la giornata prende un’altra piega.

Pixelmator Pro è un gran bel programma. Non sempre in linea con le linee guida di interfaccia di Mac, ma con lo spirito giusto. Tanto che il supporto AppleScript è stato fornito da Sal Soghoian, il padre dello scripting in Apple.

Wired racconta tra altre cose di quando Soghoian richiamò l’attenzione di Steve Jobs. Era il 1997, Jobs appena tornato aveva il compito di ricostruire. Si mise a tagliare rami secchi, divisioni che non rendevano il dovuto, cancellare progetti anche visionari – Newton – e però troppo costosi. Tenne un discorso molto duro a un gruppo di dipendenti. Era facile lavorare con Mac cento volte migliore di Windows. Ora non era più così, e loro non sapevano più cosa fare.

L’unico a rispondere fu Sal Soghoian, product manager Apple per l’automazione. Sono Sal Soghoian, e hai torto. La mia tecnologia è migliore di quella di Windows.

Jobs stava attaccando quei dipendenti proprio per capire quanta passione avessero per il proprio lavoro e se qualcuno ne avrebbe avuta abbastanza da difenderlo. Eccone uno.

Da lì AppleScript e poi Automator. AppleScript ha rischiato diverse volte di scomparire, ma – ben più di Pixelmator – partecipa con forza allo spirito Mac. Jobs ha scherzato su come Apple fosse guidata da un grosso AppleScript e si ritiene che il quotidiano Los Angeles Times abbia salvato AppleScript al momento della transizione a Mac OS X: il flusso di lavoro della testata si basava sull’automazione di Mac al punto che – avesse dovuto rinunciarvi – non sarebbe riuscita a uscire con l’abituale efficienza.

Soghoian non lavora più in Apple ma continua a promuovere l’automazione, stavolta presso Omni Group.

Per considerare il futuro dello scripting e dell’automazione in Apple bisogna possedere doti serendipitiche. La società ha diverse carte da giocare: Automator, Workflow e Comandi rapidi su iOS, per esempio, più pezzi di tecnologie che non sono più – HyperTalk, per dire – e tuttavia potrebbero ritrovare uno scopo. Si può sperare in qualche colpo di teatro unificante che porti progresso in questa direzione e anche significativo.

O forse la magia algida di AppleScript continuerà ad assicurargli la sopravvivenza, non lo sappiamo. Scrive benissimo John Gruber:

Chiaramente Apple non è abbastanza interessata all’automazione degli strumenti professionali per creare un linguaggio di scripting veramente nuovo, ma lo è a sufficienza per tenere funzionante AppleScript. Il persistere di AppleScript, a pensarci, è veramente inusuale.

È stata una giornata pessima sul lavoro, il tempo è brutto, sono in ritardo. Eppure stasera soffia lo spirito di Macintosh, quello di un tempo. E trovo pace prima di dormire.

P.S.: anche Achille Campanile è una buona lettura da fine giornata e il titolo è ispirato a un capitoletto di uno dei suoi libri migliori. Bonus a chi lo individua.

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