Sono vagamente perplesso.
A mia conoscenza, è da aprile 2018 che macOS avverte ogni volta che si apre una app a 32 bit: non è ottimizzata. Non funzionerà con le prossime versioni di macOS.
A giugno 2018, durante WWDC, è stata mostrata una slide che ha fatto il giro del mondo (Mac) e recita, certamente in inglese ma insomma,
Mojave è l’ultima versione di macOS a supportare le app a 32 bit.
La transizione a 64 bit è iniziata, vero, da poco tempo: 2006.
Sono otto anni che il sistema operativo funziona solo su processori a 64 bit.
Da febbraio 2015 gli sviluppatori su iOS sono tenuti a presentare app a 64 bit e iOS 11 ha eliminato la compatibilità con i 32 bit. Siamo a iOS 13.
Dal conteggio delle visioni di YouTube alle sessioni di Chess.com, il mondo è al lavoro per superare i 32 bit, perché non sono più adeguati, semplice.
Poi arriva uno che evidentemente è stato in crociera ai Caraibi, suppongo per due o tre anni, beato lui, a sorprendersi perché ohibò, Catalina non supporta i 32 bit.
No, perché lui con la app a trentadue bit ci lavora.
E come si fa normalmente con gli strumenti di lavoro, si è ben guardato dal tenersi informato – diverso e più semplice del tenersi aggiornato – sulla loro evoluzione e sulla loro conformità ai suoi bisogni. O sono io che vivo in un mondo diverso?
Vivere con la mente in crociera è divertente, ma costa e prima o poi c’è da pagare. Che poi, se proprio, è il prezzo di una copia di Parallels. Spendi di più se porti la famiglia al multisala.