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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

5 lug 2018

Paranoie e facili costumi

Uno dice che Apple è diversa dalle altre aziende e giù a sentire gli insulti, le maldicenze, sei un credente, prendi i soldi, basta guerre di religione, tutti i computer sono uguali.

Poi legge che un test su oltre diciassettemila app Android ha trovato che, tranquilli, la storia dell’apertura surrettizia del microfono per ascoltare di nascosto le conversazioni a uso pubblicitario è una leggenda urbana.

C’è il fatto trascurabile che oltre novemila di queste app, in compenso, salvano di nascosto schermate del computer da tasca e le spediscono altrove, sempre di nascosto, sempre a fini pubblicitari. Se va bene.

Per chi non usasse Android, si era forse già detto che Facebook, Google e Microsoft annidano nelle loro interfacce trucchetti per acquisire dati degli utenti. Banalità: dopotutto, che male potrà mai fare una Microsoft in possesso di dati non richiesti con chiarezza e forniti senza permesso? Al massimo potrà farcire di pubblicità non richiesta il suo sistema operativo.

A forza di considerare il compratore un prodotto da vendere agli inserzionisti, può anche capitare l’inciampo, non so, aggeggi Samsung che spediscono le foto in memoria a contatti a caso (grazie Andy!).

In Apple il compratore è il compratore e basta. E tanto basta a me per preferirla e riconoscerne il ruolo di mosca bianca, in senso del tutto positivo.

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