Nel 2012 si scriveva Wintel è qui per restare contestualmente all’annuncio della nuova e sicuramente vincente discesa in campo dei processori Intel per computer da tasca.
Tutto perché nel 2005 Steve Jobs aveva proposto a Intel di creare il processore di iPhone e aveva ricevuto un due di picche: Intel era assorbita dalla fornitura di processori per computer destinati a essere usati con Windows (appunto, Wintel). Che avrebbe dominato il mercato per sempre, superiore alle mode passeggere tipo la mania del mobile.
Oggi, scrive Jean-Louis Gassée su Monday Note Intel dipende per l’80 percento del fatturato dai suoi processori x86, sempre quelli dell’era Wintel e sempre meno importanti.
(Pensare per un attimo a che cosa si scriverebbe se Apple dipendesse per l’80 percento da iPhone).
Intel riesce appena a fornire ad Apple alcuni chip modem per iPhone e niente più. Una colossale occasione mancata, sfruttata da Broadcom e Qualcomm.
Solo che Qualcomm è in lite con Apple e Broadcom pensa di acquisire Qualcomm. Se ci riuscisse, la lite con Apple cesserebbe e Broadcom acquisirebbe un vantaggio clamoroso verso Intel.
La quale, vista la situazione, sta valutando di spendere oltre cento miliardi per acquisire Broadcom.
Gassée la chiama difesa suicida perché Intel l’anno scorso ha registrato profitti per sessantatré miliardi. L’impresa e la spesa sono immense, per le risorse a disposizione.
L’unica altra speranza per Intel è che la fusione tra Broadcom e Qualcomm fallisca e lo status quo resti tale. Assolutamente sfavorevole, ma sempre meno peggio del disastro.
Tutto per essere rimasti ciechi nel 2005, quando Apple poteva mettere sul tavolo solo promesse e Intel aveva tutte le carte in mano per condurre i giochi.
Naturalmente, iPhone era solo un telefono.