Mark Gurman ha pubblicato un pezzo su Bloomberg in cui dettaglierebbe una nuova strategia di sviluppo software di Apple, nata per contrastare un supposto declino della qualità del software, che prevede lo scuotere il proprio programma di sviluppo con l’obiettivo di fare più attenzione alla soluzione dei bug e se necessario posporre le funzioni nuove che non si fa in tempo a inserire.
Steven Sinofsky, uno che di sviluppo software all’interno di una multinazionale se ne intende, gli ha risposto indirettamente con una lunga serie di tweet poi condensata su Medium. La risposta effettiva è questa:
Mi sento di poter dire che le mosse di Apple, anche se la vedo dall’esterno, non denunciano una crisi né rappresentano una reazione a fattori esterni. […] Si tratta di una evoluzione metodica e predicibile di un sistema estremamente collaudato e solido.
Questo per lo scuotere il programma di sviluppo.
Un tweet dietro l’altro, tuttavia, Sinofsky va molto oltre, fino ad accennare alle problematiche vere che stanno dietro allo sviluppo di software su vasta scala e che palesemente sfuggono all’uomo della strada che trova il baco in Anteprima e allora si stava meglio quando si stava peggio.
Apple non farà che rinnovare le procedure di ingegnerizzazione. Significa riflettere su come viene analizzato il rischio, come vengono costruiti i calendari di lavoro, come si impostano le priorità. È il significato letterale di portare avanti un progetto ed è ciò che li paghiamo per fare.
Soprattutto questo:
Quello che è andato perso nella discussione è la sfumatura tra funzioni, scadenze e qualità. È come parlare con un promotore finanziario di reddito, rischio e crescita. Non è che uno si mette in testa di volere tutte e tre insieme e si senta rispondere “certamente”.
Numerosi paragrafi sono fortemente elogiativi dello sviluppo software compiuto da Apple in questi decenni. Siccome sono di parte e non obiettivo, li lascio alla scoperta del lettore. Sono l’opinione di un personaggio che è stato ai vertici di Microsoft, non la mia.