La cronaca registra (via 9to5Mac) un ennesimo esempio di persona salvata da problemi cardiaci gravi tramite un preallarme dato da watch.
Ma c’è da fidarsi di un aggeggio che alla fine dei conti è realizzato con lo scopo di essere venduto per ampi margini di guadagno?
Poi c’è il lato scientifico: le modalità di pubblicazione di certe ricerche lasciano grande spazio alla perplessità (articolo di MelaBit in italiano di cui consiglio fortemente la lettura). Dunque, quanto possiamo fidarci di watch?
La domanda è quella sbagliata. Sarebbe meglio chiedersi che cosa sta succedendo e perché.
Siamo di fronte a uno sviluppo della medicina diagnostica senza precedenti, nel quale gli strumenti arrivano nelle mani delle persone comuni in autonomia rispetto ai loro medici. Questo processo è appena cominciato.
watch (a sineddoche di tutti gli aggeggi da polso che hanno capacità simili) non è lo strumento definitivo per queste applicazioni. È il primo. Lo stesso articolo su 9to5Mac fa riferimento ad accessori per watch approvati dalle autorità sanitarie, che forniscono le garanzie di affidabilità assenti per l’orologio (per quanto le sue letture risultino accurate).
Girano voci di modelli di watch capaci di produrre un elettrocardiogramma e chissà se sono vere. Anche se non lo fossero, la direzione è questa e arriveranno anche le approvazioni ufficiali.
Altro dubbio: non è che Apple baderà ai profitti invece che alla bontà degli apparecchi? E se milioni di persone finissero per prendere come buone misure che in effetti non lo sono? Se per contenere i costi si lesinasse sulla qualità delle funzioni legate alla salute?
Qui c’è una differenza fondamentale tra Apple e gli altri: la soddisfazione del cliente. Per Apple è una misura vitale in cui investire un’enormità di risorse per restare in cima alle relative classifiche. La ragione è semplice: se la gente è talmente insoddisfatta di iPhone, o Mac, o tv, da abbandonarlo e scegliere la concorrenza, Apple è fuori dal gioco.
Si è già visto quanto danno abbia causato una vicenda sommariamente insulsa come l’Antennagate. Apple non cercherà di vendere fumo sui sensori di watch, perché non se lo può permettere.
Il primo cardiopatico che finisse nei guai per via di un watch non all’altezza del lavoro scatenerebbe infatti un effetto valanga potentissimo più di qualsiasi keynote.
Ecco perché è bene essere scettici sulle capacità dei nuovi sensori da polso, ma ottimisti sulla loro finalità e sul perché vengono sviluppati. Certo, se poi uno va a comprarli da un’azienda produttrice di telefoni che esplodono, è tutt’altra questione.