C’è un motivo in più per cui mi piace molto il retrocomputing ma preferisco vivere nel presente e magari, quando possibile, nel futuro: ti costringe a migliorare.
Mi spiego. Viste con gli occhi del 2017, le applicazioni che abbiamo usato e alle quali ci siamo appassionati, beh, erano semplici.
Anno dopo anno sono arrivate nuove versioni sempre più potenti e versatili e anche nuove applicazioni, costruite su modelli più efficaci e moderni.
La nostra crescita e il nostro rendimento – in senso astratto, non parlo di stipendi o di obiettivi di produzione – erano in un certo senso legate alla crescita del nostro parco software. E anche dell’hardware: ogni modello nuovo era un passo in avanti in capacità, in potenza, in specifiche di cui non si poteva fare a meno per restare sulla breccia.
Oggi tutto questo è finito o, meglio, si evolve diversamente. Per me avere la versione più aggiornata di BBEdit è irrinunciabile; ma quanto il prossimo BBEdit sarà significativamente migliore di quello prima? Certamente risolverà qualche problema e offrirà qualche opportunità in più; ma, onestamente, considererei miracolo una nuova versione capace, che so, di farmi risparmiare un’ora di lavoro a settimana.
Esistono certo altre applicazioni simili a BBEdit, più moderne, con le stesse aspirazioni e si può discutere della superiorità dell’una o dell’altra. Quanto significativa, però, questa superiorità? La verità è che mi munisco di un editor di testo all’avanguardia ottengo, complessivamente, le stesse possibilità, qualunque sia l’editor.
La nostra crescita e il nostro rendimento oggi dipendono non più da quella del parco software. Ma da noi. Non dubito di poter trovare cose migliori di Editorial su iPad. Migliori al punto di stravolgere il mio flusso di lavoro, tuttavia, no. Se invece riuscissi a venire a capo del workflow che mi fa salvare un articolo su Wordpress senza passare dal browser, quello sì, mi cambierebbe le giornate.
Dipende da me. Ecco perché il passato è scintillante, ma l’energia sta tutta nel presente.