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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

11 apr 2017

Fatti in compagnia

Mi piace poco scrivere cose in accordo con altri, ma devo fare una eccezione. Sostenevo questo a proposito di Swatch e del suo intento di creare un sistema operativo autonomo per computer da polso:

Rimango dell’opinione che siano stati fatti calcoli un po’ troppo ambiziosi, oppure che gli obiettivi siano molto modesti rispetto a come se ne parla.

Jean-Louis-Gassée scrive nella sua Monday Note:

Cercare di sconfiggere i produttori consolidati di smartwatch non funzionerà. C’è qualcosa nella cultura del gruppo Swatch che lo predispone alla competitività nei confronti degli ingegneri di Google e Apple?

Il pezzo di Gassée merita la lettura da solo e racconta di come il padre dell’attuale conduttore del gruppo Swatch fece rinascere l’orologeria svizzera, in difficoltà contro i fabbricanti giapponesi di orologetti al quarzo. Ci riuscì con un miglior gioco delle proprie carte, dei propri punti di forza, invece che con l’adeguarsi al gioco dei concorrenti.

È arrivato pure John Gruber:

Non credo che l’industria orologiaia svizzera abbia una possibilità di battere gli ingegneri Apple sul loro terreno. Dovrebbe invece concentrarsi su quello che ha sempre fatto: progettare e produrre grandi orologi meccanici e nel farlo creare una ventata di fresca aria analogica in un mondo sempre più digitale.

Di previsioni finite nel nulla e nel ridicolo se ne fanno a carrettate e Gassée ricorda appunto quella dell’attuale responsabile del consorzio Swatch rispetto alle fortune di watch. Qui mi azzardo a dire che mi sento in buona compagnia e i fatti, direbbe il mitico Cevoli, mi cosano.

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