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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

2 apr 2017

Quando il gioco si fa piccolo

Ho sempre trovato appropriata la scelta di lasciare watch senza un browser web e giustificato la sostanziale mancanza di giochi degni di questo nome sul computer da polso.

Nel contempo penso che esista uno spazio di frontiera da riempire. Cose che sono fattibili su watch e però solo, diciamo, un esploratore abbastanza determinato può arrivare a trovare. Il tutto fuori dalle dimostrazioni fini a se stesse come fare girare Doom o, appunto, un browser.

Il Cristoforo Colombo di questi volonterosi potrebbe essere Gabriel O’Flaherty-Chan, che ha dapprima varato su watch un gioco di ruolo 3D simili a quelli su Ms-Dos negli anni ottanta e, di recente, un emulatore di Game Boy.

I giochi richiedono pazienza; la piattaforma è evidentemente sollecitata ai limiti delle sue possibilità attuali. Leggere i resoconti delle sue imprese è invece assai istruttivo, per capire il lavoro di un programmatore che invece di vedere un limite come un muro, ci lavora come a un’asticella da valicare.

Così O’Flaherty-Chan racconta la scoperta tardiva dell’inesistenza di OpenGl per watch e della ricerca di una soluzione tramite i Playground di Swift. Oppure dà conto di come un algoritmo per generare labirinti sia molto più rispettoso delle risorse disponibili di un altro, a parità di soddisfazione per il gioco.

Progressi grandi per espandere le scelte possibili su schermi piccoli. In un certo senso torna la genialità di quando si scriveva un programma di scacchi capace di stare in un chilobyte di memoria.

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