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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

14 apr 2016

Fuori il secondo

Gli strumenti di analisi del traffico web del governo americano, già citati in passato, ci aiutano a capire e visualizzare quali siano i reali rapporti di forza tra le varie piattaforme software e web.

È facile entrare in azienda tutti i giorni e convincersi che Windows sia predominante, oppure fare ingresso a scuola e credere che nel 1996 il mondo abbia smesso di produrre computer, oppure curiosare in banca e illudersi che Internet Explorer sia l’unico browser che esiste.

È questione di misurare secondo le categorie di questo secolo e non quelle di quello precedente. Per esempio, negli ultimi 90 giorni, su due miliardi abbondanti di visite (due miliardi) ai siti dell’amministrazione Usa, il browser più usato è Chrome, con il 43,1 percento (fonte: Digital Analytics Program).

Il secondo in classifica è, attenzione attenzione, Safari con il 21,9 percento. Internet Explorer è solo terzo, tutte le versioni contate insieme, con il 20,1 percento.

Ma come? Safari funziona solo sui Mac, dice subito. Non proprio: il codice di Safari funziona su Mac e su iOS. Una parte consistente di quelle visite è stata compiuta dal Safari di un iPhone o un iPad.

Solo che viene spontaneo a molti argomentare che questi ultimi non siano computer. Mentre scommetto che abbiano più difficoltà a sostenere che Safari non sia Safari se lanciato da un iPhone.

Contando per browser, trascurando l’hardware sottostante, Internet Explorer è assai meno importante di come lo fa sembrare la banca o il preside che non vuole aggiornare il parco informatico dell’istituto.

Negli Stati Uniti, certo, in un Paese dove il governo fa sapere che cosa succede sui propri siti.

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