Gli strumenti di analisi del traffico web del governo americano, già citati in passato, ci aiutano a capire e visualizzare quali siano i reali rapporti di forza tra le varie piattaforme software e web.
È facile entrare in azienda tutti i giorni e convincersi che Windows sia predominante, oppure fare ingresso a scuola e credere che nel 1996 il mondo abbia smesso di produrre computer, oppure curiosare in banca e illudersi che Internet Explorer sia l’unico browser che esiste.
È questione di misurare secondo le categorie di questo secolo e non quelle di quello precedente. Per esempio, negli ultimi 90 giorni, su due miliardi abbondanti di visite (due miliardi) ai siti dell’amministrazione Usa, il browser più usato è Chrome, con il 43,1 percento (fonte: Digital Analytics Program).
Il secondo in classifica è, attenzione attenzione, Safari con il 21,9 percento. Internet Explorer è solo terzo, tutte le versioni contate insieme, con il 20,1 percento.
Ma come? Safari funziona solo sui Mac, dice subito. Non proprio: il codice di Safari funziona su Mac e su iOS. Una parte consistente di quelle visite è stata compiuta dal Safari di un iPhone o un iPad.
Solo che viene spontaneo a molti argomentare che questi ultimi non siano computer. Mentre scommetto che abbiano più difficoltà a sostenere che Safari non sia Safari se lanciato da un iPhone.
Contando per browser, trascurando l’hardware sottostante, Internet Explorer è assai meno importante di come lo fa sembrare la banca o il preside che non vuole aggiornare il parco informatico dell’istituto.
Negli Stati Uniti, certo, in un Paese dove il governo fa sapere che cosa succede sui propri siti.