Facciamo finta per un momento che questo post sia propedeutico a una cosa che voglio scrivere domani o dopodomani, mentre riprende un qualche flusso di notizie. Facciamo finta che ci sia dietro una questione da riprendere nei prossimi giorni.
Ecco. John Gruber scriveva tre anni fa questo:
Dieci anni da oggi quando, diciamo, aspetto mio figlio che torna a casa dal college per le vacanze invernali e, quando lo fa, vuole passare il tempo a uscire con gli amici — quanto sarei disposto a pagare per tornare indietro nel tempo, per un giorno, a oggi, quando ha otto anni, vuole andare al cinema, giocare, costruire con il Lego assieme a me, e crede nella magia? […] Qualsiasi cifra.
La conclusione era che Gruber si sentiva quel giorno l’uomo più fortunato sulla Terra e così sperava di tutti.
Mia figlia non ha otto anni ma diciannove settimane, eppure capisco Gruber. Ciò che voglio evidenziare in un prossimo post è che, prima, non avrei potuto capire. E in certe situazioni avrei fatto meglio a non tirare conclusioni.
A dirla tutta, inizialmente non era previsto un seguito. Si è reso necessario. Facciamo finta che sia un pensiero razionale.