QuickLoox

Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

17 lug 2014

Contano i tasti, più che le dimensioni

All’inizio sono rimasto scettico di fronte all’affermazione di Matt Gemmell per il quale il computer perfetto è un MacBook Air 11”.

Poi ho letto il pezzo e ho capito. Gemmell ha un Air pesantemente personalizzato:

  • La finestra di BBEdit è su misura.
  • La finestra di Scrivener è su misura.
  • La finestra di Photoshop è su misura.
  • Lavora in modalità a tutto schermo.
  • Fa pieno uso degli Spazi (le scrivanie virtuali).
  • Usa Mail a finestra massimizzata ma non a tutto schermo (c’è una ragione specifica).
  • Usa pochissimo il Dock, sempre nascosto.
  • Ha impostato il pieno accesso della tastiera a tutti gli elementi dell’interfaccia.
  • Usa Alfred.
  • Usa Moom.
  • Usa Sticky Notifications.
  • Usa Self Control.

La sua teoria è che usando il mouse si percepiscono i confini fisici dello schermo, mentre usando la tastiera il più possibile – persino per spostare le finestre! – si percepiscono solo confini logici, molto più ampi di quelli dello schermo materiale.

La spiegazione psicologica potrebbe avere una base, anche se ne farei più una questione di controllo: spostare il mouse costringe a colpire continuamente bersagli, dare comandi di tastiera fa accadere le cose come per magia.

La vera lezione tuttavia è che dovremmo sforzarci per fare del nostro Mac il migliore ambiente di lavoro possibile per le sue possibilità e per le nostre necessità. Impostare, configurare, memorizzare costa tempo e fatica. Però non è una spesa, ma un investimento.

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