Stiamo chiacchierando da un po’ sulle differenze tra iOS e Android e un articolo di Horace Dediu di Asymco, che sembra laterale e lontanissimo, risulta invece essenziale per formarci una capacità di giudizio atta a valutare in modo utile quello che ci troviamo tra le mani.
Dediu distingue tra novità (qualcosa di nuovo), creazione (qualcosa di nuovo con un valore), invenzione (qualcosa di nuovo che ha un valore potenziale di utilizzo) e innovazione (qualcosa di nuovo e utile in modo unico).
Fornisce esempi di questi quattro concetti: novità come la scelta del colore oro per iPhone, chiamare KitKat una versione di Android, coniare una nuova parola. Creazione come una collezione autunno/inverno, un nuovo film, il post di un blog. Invenzione come le cose descritte nei brevetti o la formula segreta della Coca-cola. Innovazione come il modello di prezzo di iPhone, il modello di fatturato di Google, il sistema di produzione di Ford, il design dei negozi Wal-Mart, la logistica di Amazon.
E arriva anche a definirli in base alla protezione che si può loro applicare. Le novità di solito non si possono proteggere, ma essendo di valore molto limitato la loro copia non causa gran problema. Le creazioni sono protette da copyright o trademark ma non sono brevettabili perché mancano di utilizzabilità. Le invenzioni possono essere protette per un tempo limitato oppure indefinitamente, tenendole segrete. Le innovazioni si possono proteggere grazie alla concorrenza sul mercato ma non si riescono a difendere con mezzi legali.
Tutto questo appartiene secondo Dediu alla innoveracy, l’incapacità di comprendere il linguaggio dell’innovazione (come l’illiteracy è l’analfabetismo e l’innumeracy è l’analfabetismo sui numeri). Abbiamo tutti difficoltà a distinguere l’innovazione da fenomeni meno importanti.
Un bell’esercizio: la app che ci piace, la funzione che ci fa comodo, la funzione che ci semplifica la vita, l’oggetto che portiamo con orgoglio in tasca e tutto il resto, sono novità, creazione, invenzione o innovazione?