QuickLoox

Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

30 mar 2014

Pit stop

Nel 2004 comprai assieme a un socio un abbonamento lifetime (vitalizio) a TextDrive, un provider Internet che debuttava e, come accade negli Stati Uniti, per finanziarsi chiese al pubblico un investimento sulla fiducia. Spendemmo duecento dollari. Da allora la mia piattaforma di server web e di posta è stata TextDrive. Nel 2005 TextDrive è stata acquisita da Joyent con la garanzia di onorare tutti gli impegni, compresi quelli lifetime.

Joyent ha avuto successo e ottenuto nuovi finanziamenti. Tanto che nel 2012 i nuovi soci della compagine, nell’iniettare capitale dentro l’azienda, ebbero da dire su quegli account stipulati tanto tempo fa che consumavano risorse e non portavano profitti. Joyent annunciò così lo spegnimento degli abbonamenti lifetime. Ci fu una mezza sollevazione dei diretti interessati, se non altro perché chiudere un servizio promesso a vita è una contraddizione in termini, ma soprattutto la questione finì sui grandi siti di informazione tecnologica e questo non giovò all’immagine dell’azienda.

Fu trovata la soluzione: alcuni fuoriusciti della vecchia Joyent avrebbero ricostituito una nuova società apposta per occuparsi dei vecchi account a vita, soluzione per spostarli da dove infastidivano e tenere fede alla promessa di tanti anni fa. Rinacque TextDrive, al termine di rivolgimenti aziendal-massmediali che causarono una interruzione di qualche giorno nel ritmo di questo blogghino. Lo scorso 9 marzo sul forum di TextDrive è apparsa la seguente comunicazione:

Come chiunque abbia cercato negli scorsi mesi supporto decente o persino informazioni utili può attestare, il rilancio di TextDrive non è stato un successo. Quanto è iniziato a metà 2012 come una sfida entusiasmante alimentata da buone intenzioni e risorse essenziali si è rapidamente trasformato in un progetto di smaltimento praticamente privo di risorse.

È spiacevole prendere atto che, dopo un anno e mezzo di battaglie in salita e battute d’arresto impreviste, dopo numerosi sforzi costosi per serrare i ranghi e trovare un altro modo di operare, le opzioni per mantenere in crescita TextDrive sono terminate e cesseremo l’attività il 14 marzo 2014. Per gli interessati, i dettagli di che cosa è andato storto saranno resi disponibili una volta completate le operazioni di chiusura.

Ci scusiamo per avervi lasciati a piedi.

Gli account hanno cominciato a spegnersi e venerdì scorso è toccato al mio. Cento dollari per dieci anni sono 0,83 dollari al mese, sessantatré centesimi al cambio attuale. L’investimento è valso la pena, anche se la promessa a vita della vecchia Joyent si è spenta nella sua piena infanzia.

Chi fosse stato colto di sorpresa dalla situazione può rivolgersi a Jacques, uno dei tecnici di TextDrive che sta lavorando attivamente per recuperare i backup degli account da Glacier di Amazon e ha perfino proposto un servizio sostitutivo a quanti volessero ancora mantenere un legame con la comunità di Joyent/TextDrive. Non a vita però, e così ho svolto una breve ricerca di mercato. Ora QuickLoox è ospitato da MediaTemple, che sembra offrire un servizio di buon livello alla cifra di 13,33 dollari al mese, al cambio attuale 9,69 euro. Ho già riacceso tutti i dominî e le caselle di posta, tutto sembra funzionare al meglio.

Ci sono il supporto non stop via chat, telefono e Twitter e ho avuto la gradita sorpresa di vedere che, configurate le utenze di posta, il sistema permette di scaricare su Mac una microapplicazione di configurazione automatica di Mail. Per iOS, si può puntare Safari verso un URL oppure fotografare un codice QR, quelli quadrati che si vedono nelle pubblicità murali e nelle riviste di tendenza; l’apparecchio scarica il codice per la configurazione della posta e tutto accade senza altri interventi manuali.

Avere scelto Octopress come motore del blog è tornato utile perché il software è installato su Mac e, ogni volta che carico un nuovo pezzo, rigenera il blog sullo spazio di hosting, pronto per essere consultato. Ovvero, tutti i dati sono sempre stati sul mio Mac e ho dovuto semplicemente cambiare la destinazione della sincronizzazione. Il blog è rinato su MediaTemple nel giro di pochi minuti senza alcun effetto collaterale. A volte medito sull’opportunità di montare direttamente Octopress sullo spazio di hosting, per esempio per poter aggiornare il blog anche da iPad e da iPhone (che attualmente, invece, telecomandano a distanza Mac quando sono in viaggio). Se lo avessi fatto, adesso avrei dovuto provvedere a una nuova installazione di tutto il software, là dove invece mi è bastato cambiare il contenuto di una riga di codice.

Octopress è un blog statico, al contrario di Wordpress – la scelta trendy di questi tempi – e della maggioranza degli altri motori di blog. Vale a dire che genera pagina Html fisicamente residenti sul server. Al contrario, Wordpress costruisce le pagine nell’istante in cui vengono chieste da un visitatore; la pagina non è un documento registrato sul server, copiabile e cancellabile, ma solo un insieme di bit assemblati al momento su richiesta del browser.

Se non avessi tenuto al server di posta e a varie altre comodità, con il blog statico avrei potuto architettare una soluzione dai costi infimi: metterlo sullo spazio disco virtuale S3 di Amazon. Per un blog sotto il gigabyte di materiali con un seguito ottimo ma lontano dalla scala industriale, il costo potrebbe stare abbondantemente sotto un dollaro mensile. Come detto, però, mi serve uno spazio di hosting più convenzionale per tutta una serie di ragioni di famiglia e lavoro e S3 avrebbe risolto unicamente il problema del blog.

La transizione è stata velocissima: constatata venerdì pomeriggio la scomparsa di TextDrive, nella notte ho stipulato il contratto con MediaTemple e aggiornato i numeri Dns (Domain Name System), cioè le coordinate numeriche del sito (che devono corrispondere al giusto server, altrimenti i browser non lo trovano). Dopo meno di ventiquattrore, il tempo per l’aggiornamento dei dati lungo la rete, è tornata la normalità. A volte possono anche passare due o tre giorni.

Quanto sopra a testimonianza storica e nel caso possa tornare utile a proprietari di siti in cerca di un buon provider. Sono soddisfatto di avere contenuto i disagi e il fermo macchina nel blog, escluso il sonno e gli impegni sociali, a poche ore e con costi sostenibili. Come un meccanico ai box contento di un cambio gomme fruttuoso.

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