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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

9 gen 2014

La forza di quattrocentosedici

Mancano pochi giorni al trentesimo compleanno di Macintosh, che ricorre il 24 gennaio prossimo. Cade a proposito questo articolo di Looks Good, Works Well, soluzione a un problema che nessuno si era posto e cioè come mai la larghezza della tela virtuale su cui disegnare con il primo MacPaint era esattamente di 416 pixel.

In informatica i problemi inutili sono i migliori perché la soluzione è tipicamente elegante. In questo caso la risposta è una istruzione per governare il processore Motorola 68000, allora una novità, preziosissima per spostare rapidamente di qua e di là pixel in un programma di grafica.

Quattro bit di quei tempi facevano un nibble. Otto bit facevano un byte (e un carattere sulla tastiera). Sedici bit, una word. Trentadue, una long word.

I processori spostano i bit tra contenitori che si chiamano registri. Il processore di Macintosh poteva destinare a quella certa istruzione tredici registri da una long word ciascuna. Trentadue per tredici, quattrocentosedici.

Una immagine nell’articolo mostra la raffinata interfaccia di MacPaint, che nel 1984 sembrava il prodotto di una civiltà aliena, avanti di secoli.

Quando si parla di integrazione tra hardware e software nel caso di Mac, non sono chiacchiere. MacPaint era tagliato sartorialmente sul processore.

O viceversa.

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