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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

20 mar 2013

C’è sempre un perché

Il software – piccolo o grande – che si distingue ha talvolta alle spalle una storia che fa capire subito il motivo della distinzione.

Un esempio grande: Donald Knuth creò TeX (da cui arriva LaTeX più o meno per tutti, anche su Mac) perché era profondamente insoddisfatto della qualità delle bozze del secondo volume di The Art of Computer Programming. Si poteva fare meglio e lo ha fatto.

Un esempio più piccolo: Loren Brichter ha avuto l’idea di Letterpress mentre praticava un word game con la moglie. Una idea nata dal divertimento e dal divertimento comune, di cui si capisce facilmente il perché del successo. Solo che Letterpress conquista anche per la grafica e per l’esperienza di uso; il programma ispira naturalezza e simpatia.

Per arrivarci, Brichter ha riscritto lo user interface framework di iOS, il codice che dialoga con il processore grafico. Non aveva bisogno di farlo: Apple ne fornisce uno incorporato, eccellente, che tutti i programmatori possono usare liberamente. Ma lui voleva fare qualcosa di diverso. Lo ha fatto.

Oppure prendiamo Petting Zoo by Cristoph Niemann. È una app deliziosa, divertente, poetica, fantastica se per casa gira un bimbo. Come è nata? L’autore lo racconta in un articolo sul New Yorker, farcito di vignette, animazioni, disegni, filmati. Anche senza leggere e avere a che fare con l’inglese, la parte visiva è una app a parte quasi da sola (su Mac, se privi di Flash, occorre Chrome per vedere tutto). Il motivo di creare una app era la voglia di sperimentare. È stato fatto.

Quando dietro c’è un motivo interessante, può darsi che esca una app interessante.

Chi si avventurasse su Windows 8 e Windows Phone 8, sappia che alcune app nascono con un motivo ben preciso: Microsoft compensa il programmatore con cento dollari ad app.

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