Letture per le vacanze. Beh, una e centomila (nessuna suona brutto). Nel 2025 il New Yorker ha festeggiato i cento anni di pubblicazione e, tra le altre, ha digitalizzato l’intero archivio della rivista.
A sentire loro, ci sono più di centomila articoli, per oltre quattromila fascicoli. Con le copertine, i sommari di ciascun numero, gli abstract (qualcuno scritto, dichiaratamente, con i sistemi per generare testo. Ed è una cosa che ha senso), gli autori.
Cento anni di storia, cultura, irriverenza, visioni non sempre allineate alla morale del momento o alle opinioni date per scontate. Una meraviglia. Nel segno della tradizione, perché sfogliare i New Yorker passati alla ricerca di perle è qualcosa che i lettori fedeli hanno sempre fatto. O perfino i collaboratori:
Nell’introduzione al “The New Yorker Index 1992,” un catalogo di venti pagine su tutto ciò che la rivista ha pubblicato in quell’anno, il nostro articolista John McPhee aderiva a un rituale familiare a molti lettori: occuparsi di una pila di numeri non letti. Invece di recuperare a casa, si portave le copie nel New Hampshire e le leggeva in mezzo a un lago, sdraiato dentro una canoa. Poi chiamava gli uffici e chiedeva agli archivisti indicazioni per recuperare altri articoli che voleva leggere: “Ciao Helen, in che numero [l’autore Thomas] Whiteside parlava del pomodoro di lattice? Chi ha scritto quel pezzo sull’erba di Wimbledon?” (McPhee, ovvio).
C’è chi vede queste cose come il fumo negli occhi, nel nome del profumo della carta, come se avere un motore di ricerca, filtri per ogni tipo di classificazione, la possibilità vera di recuperare un contenuto sena sfogliare chili di pagine fossero cose brutte. Per quanto mi riguarda sto con il New Yorker, anche perché sono tutt’altro che iconoclasti e capiscono benissimo in che modo cambiare i mezzi ma conservare i fini, cambiare le tradizioni e tenerle ugualmente vive:
Continueremo a evidenziare articoli interessanti del passato nella newsletter Classics newsletter, sulla nostra pagina home e altrove, ma si consideri questo un invito aperto a tuffarsi nell’archivio di propria iniziativa. Chi scegliesse di leggere sull’acqua, faccia attenzione: un iPad che cade fuori bordo avrà un effetto diverso da una copia cartacea della rivista.
L’archivio è giustamente aperto solo in parte ai non abbonati, ma ce n’è più che in abbondanza per capire il valore di un archivio davvero unico. Abbonardi al New Yorker può anche diventare qualcosa di non scontato e controcorrente, qualcosa che piacerà ai redattori attuali come a quelli degli anni venti, per quanto i tempi possano cambiare.