Brian Scott ha un figlio che gioca a Minecraft e si preoccupa che durante le partite il figlio stesso e i suoi amici possano chattare in modo sicuro e protetto.
Così ha armeggiato e ha messo a punto Chat-tails, un sistema di chat effimera via Tailscale, accessibile attraverso il Terminale.
I ragazzi chattano attraverso il Terminale su una chat virtualmente irraggiungibile da chiunque non sia invitato, con contenuti che svaniscono una volta chiusa la connessione e il testo come unica forma di contenuto ammesso.
Sono requisiti probabilmente esagerati per l’esigenza media di ciascuno di noi e probabilmente anche per suo figlio. A parte comunque che il figlio tocca con mano Terminale e ssh e magari gli rimane anche qualche familiarità con strumenti utili, colpisce l’atteggiamento per cui sono nati i personal computer e che in parte noi, in parte le case produttrici hanno lavorato per farci dimenticare: la tecnologia dovrebbe servire in primo luogo ad assecondare i nostri progetti e solo in seconda battuta a impiegare strumenti già pronti e finiti. Scott non è certo un niubbo che vede per la prima volta nella vita una tastiera, ma neppure un programmatore professionista.