Qualche estratto dalla lettera d’amore di Tara Stella a FreeBSD.
E fai dell’uptime un obiettivo di design: un uptime di un migliaio di giorni non dovrebbe essere un racconto mitico, ma la normalità. Non un argomento di conversazione, ma la conseguenza naturale di un sistema costruito per durare. I mainframe non si sono mai scusati per avere un uptime di anni e neanche tu dovresti farlo. Applicare aggiornamenti senza paura, riavviare solo quando il kernel lo chiede veramente e lasciare che gli amministratori vedano la longevità come come una caratteristica e non una scommessa.
Conta anche la cultura. Una ragione per cui mi sono allontanata da Linux è stata il rumore, le discussioni che affondano la gioia del costruire. Per favore, continua a restare il tipo di luogo dove l’ingegnerizzazione meditata viene accolta senza sostenere una battaglia tra ego, dove l’attenzione all’impresa e la curiosità tecnica possono trovare posto allo stesso tavolo. Quello spirito, quello scopo calmo e condiviso che ha portato Unix dai PDP-11 alla spina dorsale di Internet, è abbastanza prezioso da valere la pena di difenderlo.
La mia speranza è semplice: che tu resti differente. Non nel modo in cui si strilla per ottenere attenzione, ma in quello che si merita la fiducia. Chi voglia esaltarsi o entusiasmarsi per la novità del mese, ha Linux. Chi voglia altrimenti una piattaforma con l’aspetto di qualcosa che funziona e basta, e continua a funzionare, nel modo in cui ha sempre fatto la parte migliore di Unix, deve sapere che la può trovare qui. Sogno ancora un futuro nel quale esiste un “mainframe open source” costruito con intenzione: un sistema hardware moderno e affidabile, azionato da FreeBSD, con la stessa presenza silenziosa di un vecchio Enterprise 10k di Sun.
Rispolvero la mia macchina virtuale nel nome dell’empatia con Tara. E dell’amore condiviso per FreeBSD.
Aggiornamento: guarda tu il caso, è appena uscito FreeBSD 15.