Vengo da una pesante sconfitta contro un libro di scuola del quale attivare l’edizione digitale.
Prima un sistema di registrazione assurdo: si registra il genitore che poi provvede a registrare il minore. Una famiglia, due account, per un libro. In caso di gemelli o genitori separati, o fratelli che ereditano lo stesso libro, non so che possa succedere.
Il genitore dichiara un indirizzo e-mail su cui arriva la conferma della registrazione. Il minore dichiara un indirizzo e-mail su cui arrivano le notifiche di sblocco dei libri digitali. Molte scuole hanno adottato Microsoft 365 o Google Workspace e dotato ogni studente di una casella di posta. Alla quale, comprensibilmente, per motivi di sicurezza possono solo scrivere utenze interne alla scuola.
Il genitore si ritrova a fornire un proprio, secondo indirizzo di posta, per il minore. In presenza di altri figli servono altri indirizzi e non è detto che tutti abbiano la disinvoltura utile a produrre caselle di mail a go-go. Non è questione tecnica; bastano gli alias di iCloud. Tante famiglie comunque non lo sanno o non ci arrivano oppure semplicemente vorrebbero consultare l’edizione digitale del libro di grammatica senza dover affrontare un viaggio dell’eroe (epica sta in un altro libro).
In modo o nell’altro, si arriva al momento fatidico: l’inserimento nel sistema del codice univoco stampato in seconda di copertina, per sbloccare il libro.
Il codice non funziona.
Poco male, perché l’editore ha previsto tutto; in caso di problemi si può fornire il codice ISBN.
Infatti neanche questo funziona.
E ci si ritrova in una distopia singolare, intrappolati dentro questo limbo dove tra il libro e il libro digitale (c’è anche una edizione liquida, che vorrebbe dire accessibile e che spero funzioni almeno per le famiglie con problemi ben più seri di questi) si estende un nulla invalicabile.
Si noti che, per via della registrazione degli account, l’editore sa tutto di chi usa quel libro, scuola, classe, sezione, studente. Si noti che è stato pagato. Si noti infine che consta in settecentocinquantanove pagine e che di tanto in tanto potremmo avere l’esigenza di usarlo in un posto diverso dallo zaino che contribuisce portare oltre i quindici chilogrammi.
Ma il libro non è fatto per lo studente e neanche per la scuola. È fatto per tenere in piedi un mercato anacronistico, con le pagine à la Settimana Enigmistica, piene di caselline da spuntare, campi di testo da riempire, spazi da colorare, così che sia comodo lavorare con il libro di carta, renderlo insostituibile ovunque la pigrizia impedisca di riportare in classe gli esercizi su un quaderno (appunto, ovunque), impedire la condivisione di un libro tra due compagni di banco per risparmiare sul peso. Il libro è fatto per autoperpetuarsi e garantire un flusso di ricavi a prescindere dalle condizioni a contorno.
Anche grazie all’impaginazione atroce a base di colori smorti e pastellati, accostati in violazione di qualunque canone estetico per il solo scopo di rendere illeggibile la fotocopia.
Ma no, dice, chi vuole più fotocopiare un libro quando basta attivare l’edizione digitale?
Come se attivarla fosse automatico.