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Dal mondo Apple all'universo digitale, in visualizzazione rapida dell'ovvio

5 nov 2025 - Software

Scrivere come emarginati

A chi pensa che si esageri con il digitale, che siamo fatti per l’analogico, gli schermi sono da bandire eccetera, una bella domanda da StackExchange: Perché i margini preimpostati in LaTeX sono così ampi?

Le risposte e i commenti hanno un rapporto segnale/rumore alto, cui non siamo abituati, e spiegano varie cose.

Viene fuori che esiste un optimum di caratteri per riga che favorisce la leggibilità di un documento, in funzione di una gamma ottima di dimensioni dei caratteri e interlinea delle righe.

LaTeX usa i margini che usa perché sono ideali per la leggibilità. Semmai siamo noi che usiamo fogli troppo grandi.

Li usiamo per la ragione che, una volta, si scriveva a mano. Quando si scrive a mano, grosso modo salta fuori un numero di caratteri per riga adatto a una buona leggibilità.

Poi si è passati alle macchine per scrivere. Il combinato disposto di dimensioni dei caratteri e distanze tra i caratteri prodotto da una macchina per scrivere, ancora una volta, è positivo per chi deve leggere.

Quando è arrivato il digitale, improvvisamente abbiamo cominciato a produrre documenti con caratteri più piccoli e più ravvicinati, su fogli virtuali di dimensioni identiche a quelli fisici. Il risultato sono righe con troppi caratteri, cattiva leggibilità.

A meno che non si usino margini ampi, come fa LaTeX in preimpostazione. O si usino due colonne per pagine, come fanno tanti paper.

Chi è il peggiore colpevole? C’è un’azienda che sia riuscita a prendere Times New Roman, un font studiato per essere leggibile a dimensioni molto piccole, progettato per il quotidiano cartaceo più venduto a Londra, e lo abbia reso font preimpostato sul proprio elaboratore di testo, con il risultato di imporre troppi caratteri per riga e leggibilità difficile a milioni di persone che ne avrebbero fatte a meno? Sì, c’è un’azienda che è stata capace di fare questo. Si può provare a indovinare quale sia.

Ma la vera verità è che usiamo nel digitale fogli pensati per il mondo fisico. Dice: per stampare. Già, ma non è che si stampi più tutta questa roba come una volta. E infiniti documenti nascono sapendo che nessuno li stamperà mai.

L’età del digitale deve ancora cominciare. Abbiamo personal computer da cinquant’anni ma li poggiamo su tavoli adatti al lavoro di una volta, in uffici per il lavoro di una volta, per produrre documenti con dimensioni come quelle di una volta.

Siamo in un interregno che durerà cento o duecento anni. Poi ci si potrà legittimamente lamentare dei danni del digitale. Intanto, zitti e aggiustare i margini.

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