Nella vita, sto per quanto possibile lontano dalle app in browser. Tendono a essere peggio delle controparti native e, soprattutto, ho già il browser intasato dalle pagine che tengo sempre aperte in attesa di un perché. Metterci dentro anche le app aumenta il rischio che Safari esploda, si blocchi, fonda, perda conoscenza.
Ci sono anche dei pro di non poco conto. Certe app sono su browser e basta (per dire, Overleaf è bello). Altre app sono costruite con il framework Electron, che agisce come un antidepressivo debilitante sui sistemi Apple Silicon che montano Tahoe.
Il problema è stato risolto dal team di Electron, solo che le app vanno ricompilate e quindi, senza un aggiornamento, continuano a causarlo. C’è un elenco aggiornato delle app risolte e irrisolte.
Chiusa la parentesi, che serviva a dire come può capitare che una app Electron sia cruciale e allora, se non c’è un modo per usarla da Terminale, bisogna farlo da browser.
Un’altra lodevole ragione per volere il browser sotto le app sono i traguardi software. Linux è stato ricompilato in WebAssembly per funzionare da browser. Notevole.
Soprattutto, Maxima ora funziona nel browser. Maxima è un computer algebra system che discende da una prima epica implementazione presso il Massachusetts Institute of Technology operante dalla fine degli anni sessanta. Si chiamava Macsyma.
Maxima è stato realizzato in Common Lisp. Non c’era bisogno di dirlo, vero?