Leggere lo Status Report periodico del team FreeBSD richiede impegno. La maggior parte del contenuto è, per il mio stile di computing, più o meno irrilevante, perché oltremodo tecnico o spinto verso piattaforme che al massimo posso avere sentito nominare.
Ogni tanto salta fuori una perla che mi riconcilia con la fatica e conferma la mia ipotesi che FreeBSD sia un ottimo secondo sistema operativo e che, in casi estremi, potrebbe bene fare il primo.
Questa edizione del Report ne contiene due, di perle. La prima è il lavoro di supporto a HFS+, il sistema operativo del disco che ha servito Mac e altri device prima dell’arrivo di Apfs.
La seconda è un no al commit
(contribuzione a un progetto) di codice generato dai grandi modelli linguistici oggi di tendenza.
La decisione è ottima soprattutto perché non c’è niente di ideologico o pregiudizievole. Il motivo è restare sicuri che nella base di codice di FreeBSD si evitino casi di violazione di licenza, cosa che senza vigilanza capillare sul lavoro del modello può certamente succedere.
Doppiamente ottima la decisione, perché equilibrata e giudiziosa. Il contributo della cosiddetta intelligenza artificiale è infatti bene accetto per velocizzare il lavoro di traduzione, organizzare la documentazione, farsi dare una mano per minimizzare la fatica manuale, come effettivamente gli LLM bene impiegati possono offrire.
Il tutto sa di buona governance, decisioni meditate e prese a fronte di un piano definito e condiviso. Tutti fattori che dicono bene per la continuazione della traiettoria di FreeBSD.