Improvvisamente appare in posta un comunicato stampa di Videomobile, azienda esperta di schermi LED, che annuncia un progetto di ricerca sperimentale per il monitoraggio e il rilevamento di guasti, e dove altrimenti, sugli schermi LED.
Il progetto si basa su tecniche di Machine Vision, dice il comunicato. Videomobile ha addestrato – presumibilmente – una rete neurale sottoponendole un gran numero di immagini di schermi LED con un guasto.
Completato l’addestramento, grazie alla collaborazione con una startup universitaria e altri soggetti, si è arrivati a un sistema che sorveglia gli schermi per mezzo di telecamere e individua i guasti automaticamente. Bel progetto.
Quello che non capisco è che nel titolo del comunicato si parla di intelligenza artificiale generativa. Non è un refuso, perché poi si menziona la GenAI. Il sistema è stato addestrato con immagini di schermi guasti; ad addestramento completo, gli vengono mostrate immagini di Led in funzione e ci si aspetta che individui, esatto, gli schermi guasti.
In quale momento c’è una fase generativa? Che cosa viene generato, a partire da una rete neurale zeppa di immagini di Led con dentro una zona guasta? Vengono inventate immagini inesistenti? Non credo. Forte è il sospetto che si aggiunga generativa perché oggi suona meglio, senza troppe altre ragioni. In un solo titolo si capisce la drammaticità del chiamare intelligenza artificiale qualcosa che non lo è e la necessità di un dibattito pubblico sul tema. Dagli il dito e ti prendono il braccio: chiameranno intelligenza artificiale generativa qualcosa che non è intelligente e neppure generativa.
Avrei voglia di scrivere a Blum, l’azienda che cura le loro comunicazioni, per avere ragguagli. Solo che qualcosa mi trattiene.
Per esempio, il fatto che Videomobile abbia verso i progetti di schermi Led un approccio olistico e offra un servizio sartoriale.
Peggio ancora, le intenzioni di Videomobile rispetto al progetto, che arrivati verso la fine del comunicato è già diventato un prodotto:
Guardando al futuro la challenge è quella di sviluppare il prodotto a 360 gradi […]
Ho provato a visualizzare come challenge personale l’idea di una sorveglianza automatica di schermi Led sviluppata a trecentosessanta gradi, ma ho dei limiti, immagino di tipo olistico, e non ci arrivo.
Riassumo: avrei più timore di una loro risposta che l’essere ignorato. Preferisco guardare il vuoto al contemplare l’abisso.